HomeIn evidenzaIl Milan e quelle grida d’allarme rimaste inascoltate

Il Milan e quelle grida d’allarme rimaste inascoltate

Il Milan è tornato malato. Dopo il buon mese di febbraio che aveva fatto dimenticare il tragico gennaio, i rossoneri sono ripiombati in un vortice di brutte prestazioni e risultati scadenti, quantomeno in Serie A. Un solo punto nelle ultime tre partite, contro squadre non certo irresistibili e che staziona(va)no nella seconda metà della classifica. Tre brutte prestazioni, perché l’unico pareggio è arrivato contro la più debole delle tre, e con una prestazione mediocre.

La stagione del Milan ha ormai assunto le sembianze del paradosso: il Diavolo è entrato nei quarti della Champions League in corso, ma adesso rischia sul serio di non partecipare alla prossima. Il cambio modulo, con il passaggio alla difesa a tre, si è quasi subito mostrato per quello che è, un palliativo più che una rivoluzione, anche perché il dato di fondo non è cambiato: il Milan non ha un gioco e non è ammissibile giocare in questo modo la stagione immediatamente successiva alla vittoria di uno Scudetto, che andrebbe “difeso” con ben altre modalità.

In casa Milan, da inizio stagione, sta suonando un campanello d’allarme che Stefano Pioli in primis, e Paolo Maldini in seconda battuta, non sono riusciti ancora a disattivare. Un campanello d’allarme accesso ad agosto e rinvigorito ieri da due dei giocatori più rappresentativi della rosa rossonera. Il 21 agosto, al termine di Atalanta-Milan, valevole per la seconda giornata di Serie A, Sandro Tonali si presentó ai microfoni della stampa per mandare un messaggio forte e chiaro alla squadra e all’ambiente: “Io credo che non ci sentiamo diversi ma dobbiamo capire che questo è un altro campionato. Dobbiamo lasciare quanto di bello fatto, mettere un punto e ripartire. Ora il momento è difficile fuori dal campo, bisogna lasciare tutto da parte e guardare solo noi, solo il Milan, la squadra. Concentrarsi su questo breve tempo”. Evidentemente, il numero 8 rossonero – che ha una maturità ben superiore a quella dei ventidue anni che recita la sua carta d’identità – aveva già capito che l’asticella della concentrazione e dell’attenzione non era posizionata troppo in alto.

Ieri sera, parole dello stesso tenore sono state pronunciate da un altro punto fermo dello spogliatoio di Milanello, anzi dal leader Zlatan Ibrahimovic: “Quando giochi da campioni d’italia sei un bersaglio e uno stimolo per tutti. Quest’anno giochiamo sotto pressione tutte le partite. Questa squadra non ha esperienza per giocare da Campioni d’Italia. Per questo arrivano questi up and down. Non siamo riusciti a tenere il livello alto per tutte le partite, non siamo riusciti a stare al massimo sempre”.

Sta tutto nelle parole dello svedese: il Milan, al netto di scelte tattiche molto discutibili, è debole dal punto di vista mentale, non riesce a stare sempre focalizzato sul match e, se contro Fiorentina e Salernitana qualcuno poteva addurre come attenuante il match con il Tottenham, stavolta non c’è alibi che regga. Consapevoli del messaggio di Tonali ad inizio campionato, Pioli e Maldini avrebbero dovuto tenere la barra dritta, ed invece il Milan sembra una nave in balìa della tempesta. E di questo passo, nel finale di stagione rischia di colare a picco…

Twitter: Juan__DAv

Milan: Paolo Maldini e Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Paolo Maldini e Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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