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Milan, il 2-2 col Bologna non cambia nulla: bisogna continuare con questa mentalità ed energia

Nell’analizzare a freddo Milan – Bologna, terminata con il pareggio in extremis degli emiliani grazie al rigore trasformato da Orsolini, bisogna partire da un assunto che non è incontrovertibile perché non possiamo avere la riprova, ma comunque altamente probabile: fino a un paio di mesi fa, il Milan avrebbe perso questa partita. Invece è andato a un soffio dalla vittoria, nonostante i due rigori sbagliati. Anche questo è un aspetto da considerare. Nel passato più recente i due errori dal dischetto avrebbero pesantemente influito sul morale e sul risultato.

Ecco perché, pur rimanendo intatto il rammarico per non essere riusciti a cogliere un successo che sarebbe stato importante per la classifica e per il morale, entrambi consolidatasi in caso di vittoria, è doveroso sottolineare come i segnali positivi da parte della squadra di Pioli continuano a manifestarsi. Ed è questo il motivo per cui non bisogna arretrare di un passo, anche in considerazione del fatto che domenica ci sarà lo scontro diretto tra Inter e Juventus e se i nerazzurri non dovessero vincere, lo scenario cambierebbe nuovamente.

Un avversario ostico

Nel giudicare la partita della squadra del cuore si finisce per parla spesso di arbitri, di rigori sbagliati, di sostituzioni incomprensibili. Quasi mai si parla di avversari. Ebbene, invece occorre parlarne. Perché se il Milan ha giocato una buonissima partita, esercitando un pressing feroce sugli avversari soprattutto nella prima mezz’ora di gioco e creando diverse occasioni da gol lungo tutta la durata del match, non è possibile omettere il fatto che il Bologna ha tenuto testa a padroni di casa, giocando un ottimo calcio, creando opportunità a sua volta, esibendo sicurezza nei propri mezzi e una precisa volontà, quella di vincere.

Ecco, bisogna tenere conto che ci sono anche gli avversari, che a perdere non ci stanno mai e che anzi, in alcuni casi, come hanno fatto i rossoblù, vengono a San Siro con tutta l’intenzione di uscire dal campo coi tre punti in tasca. Dover vincere non significa purtroppo, poter vincere.

Milan, forza mentale e morale

È indubbio, analizzando la sfida in maniera più spiccia, che gli errori dal dischetto di Giroud ed Hernandez abbiano avuto ripercussioni decisive sul risultato: trasformando almeno uno dei due penalty, sarebbe quasi certamente stata vittoria per la squadra di Pioli. È andata malissimo, undici metri di stregoneria da parte di Skorupski, che nel primo tempo blocca l’esecuzione fiacca di Olivier e nel secondo tempo costringe Theo ad angolare troppo il tiro, centrando il palo.

Non si può però trascurare il fatto che il Milan non sia mai depresso, né dopo gli errori dal dischetto, né dopo la traversa colta da Reijnders e nemmeno quando Leao, solissimo a centro area, ha calcia alto prima e a lato poi. Ecco perché, probabilmente, le streghe che Stefano Pioli teme possano fare capolino nello spogliatoio, intaccando il morale dei suoi dopo questo pareggio, non troveranno l’habitat ideale per parcheggiare le loro scope. La voglia di vincere ha avuto la supremazia su tutto, questo è ciò che fa ben sperare per le prossime partite.

Cheek to Cheek

Insieme a Pulisic, Ruben Loftus-Cheek è certamente, fino a questo momento, il miglior acquisto della scorsa campagna trasferimenti del Milan. Infortunatosi proprio mentre stava attraversando un ottimo momento di forma, come testimonia la sua prestazione in Champions League contro il PSG, ci è voluto un po’ di tempo per riaverlo in condizioni accettabili. Già da due tre partire aveva dato segnali confortanti, ma quella contro Bologna è stata la prestazione con lo restituisce al suo splendore.

Centrocampista fisico, con una progressione impressionante e una buona visione sia del gioco che della porta, sarà una pedina fondamentale con i suoi inserimenti nella seconda metà di stagione. Oltretutto, ora che Bennacer è di ritorno dalla Coppa d’Africa, sarà interessante vederli insieme in un centrocampo a tre, con accanto un portatore d’acqua molto vivace come Musah. Questa improvvisa abbondanza in mezzo al campo consentirà a Reijnders, cui di contro le prestazioni hanno subito un certo appiattimento, di rifiatare e ritrovare lucidità e brillantezza.

Senza dimenticare il riscoperto Adlì che quest’anno, anche complici gli infortuni dei compagni, sembra finalmente aver trovato una sua dimensione nel Milan e una sua collocazione in campo. Non sempre positivo, ma dopo quasi un anno trascorso tra panchina e tribuna, non si può chiedere a lui di risolvere le grane della cabina di regia rossonera.

La fragilità difensiva

Ormai da due stagioni, la retroguardia del Milan mostra una certa, eccessiva, vulnerabilità. Lo scorso anno Tomori e Kalulu, i centrali dello scudetto, avevano vissuto una stagione con molti bassi e pochi picchi. Quest’anno a dispetto della loro condizione che pareva essere ritrovata, sono stati a lungo indisponibili insieme al tedesco Thiaw, e ancora per qualche settimana staranno lontani dai campi da gioco.

Ne consegue che di fatto i quattro moschettieri a difesa del fortino hanno dovuto cambiare spesso nome e posizione. Prima Florenzi, poi Pobega e infine Theo Hernandez si sono dovuti improvvisare centrali. Su altri, come Pellegrino, non è mai stato possibile contare ed è toccato attingere ai giovani della primavera Jimenez e Simic. Da un certo numero di partite la coppia di centrali e formata da Kjaer e Gabbia, quest’ultimo tornato dall’esperienza in prestito in Spagna, al Villareal, proprio per fronteggiare l’emergenza. Una coppia che sta facendo del suo meglio, che sta cercando una intesa, ma che non può essere considerata quella titolare, se non protempore.

Le incertezze della retroguardia, testimoniate, solo per restare alle sfide più recenti, nelle partite contro Udinese e Bologna, sono il vero tallone d’Achille del Milan attualmente, e condizionano i risultati come e quanto un rigore sbagliato. Non subire gol, conta quanto segnarli. E purtroppo, fino a quanto i potenziali titolarissimi Thiaw, Kalulu e Tomori non torneranno disponibili, non c’è molto che si possa fare, se non puntare a fare un gol in più degli avversari e provare a rinforzare il centrocampo, quando ci sarà da difendere il vantaggio.

Sacchi è con Pioli, la squadra anche

In una recente intervista alla Gazzetta dello sport, Arrigo Sacchi ha dichiarato che spera che la dirigenza milanista confermi il suo corregionale alla guida della squadra. Pioli sembra aver riacquistato la fiducia della sua truppa, dopo qualche allarmante passaggio a vuoto tra ottobre e novembre che somigliavano tanto a un voto di sfiducia. Comunque, al futuro, si penserà… in futuro.

Della sensazione che sia l’ultima stagione del tecnico sulla panchina si parla, anche su queste pagine, da molti mesi ma cosa succederà davvero non lo si capirà fino a quando non arriverà la primavera, allorché il finale di questa stagione sarà più o meno chiarito. Fino ad allora, pensare al successore di Pioli è uno spreco di inchiostro, energie e tempo. Nel post-partita contro il Bologna l’allenatore era visibilmente preoccupato, perché come ha apertamente dichiarato, teme che questo mezzo passo falso possa condizionare il morale dello spogliatoio.

La sensazione dall’esterno è che i suoi ragazzi siano più solidi mentalmente rispetto a qualche mese fa, ma il tecnico dovrà essere comunque bravo a non trascurare nessun segnale, implicito od esplicito che sia, proveniente dai membri del suo gruppo. Le cose cambiano alla svelta, lo abbiamo già detto, ciò che ora appare impossibile può diventare possibile nel giro di un paio di giornate di campionato. Dopo la partita contro la Roma, Stefano Pioli ha dichiarato in conferenza stampa di non considerare più la sua squadra tra le pretendenti al titolo. Tradotto: si viaggia a fari spenti, il modo migliore per arivare senza essere visti.

Milan-PSG: Ruben Loftus-Cheek, Manuel Ugarte (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-PSG: Ruben Loftus-Cheek, Manuel Ugarte (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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