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Mercato (delle altre), passi falsi, scetticismo generale. Una crescita sostenibile e la differenza con le altre

Vlahovic alla Juventus, Gosens all’Inter. Il mercato di gennaio sta regalando, proprio verso la fine, botti e fuochi d’artificio, con il Milan che resta alla finestra e si limita ad assicurarsi la giovane punta serba, Marko Lazetic. Un colpo in prospettiva, vista l’età del ragazzo (classe 2004), che difficilmente potrà già incidere per migliorare la rosa a disposizione di Stefano Pioli. Rosa che, a meno di clamorosi colpi di scena nelle ultime ore di mercato, resterà quella di inizio stagione, al netto delle cessioni di Conti, Pellegri, probabilmente quella di Castillejo e, appunto, l’arrivo di Lazetic. Non arriverà, quindi, il difensore di cui si è parlato tanto in queste settimane, con Maldini e Massara che hanno lavorato soprattutto in ottica futura ed in vista del mercato estivo. Queste scelte, unite ai grandi colpi messi a segno dalle principali rivali dei rossoneri, hanno aperto a critiche aspre nei confronti di società e dirigenza rossonera, soprattutto da parte degli stessi tifosi rossoneri. Secondo l’opinione comune, il Milan non può continuare a sperare nell’esplosione e valorizzazione dei giovani ma, se vuole tornare a vincere, dovrebbe investire e fare spese folli sul mercato. A fomentare questo clima di aspra critica hanno contribuito certamente anche le ultime due prestazioni deludenti, soprattutto dal punto di vista del risultati, contro Spezia e Juventus che, forse, hanno allontanato definitivamente il Milan dal sogno scudetto.

Mercato e risultati, anche l’opinione pubblica boccia i rossoneri

Marko Lazetic
Marko Lazetic – MilanPress, robe dell’altro diavolo

Non solo i tifosi rossoneri, però. Anche l’opinione pubblica, i media e gli opinionisti in generale, sembra abbiano dimenticato il Milan. L’acquisto di Gosens ha posto l’Inter in una condizione da favorita ancor più netta e, ormai, come unica pretendente al campionato. E, questo ci può stare. Molto meno comprensibile, però, è l’opinione diffusa secondo cui la Juventus, già da subito, possa aver colmato tutto il divario tecnico, di gioco e di punti che ha dimostrato di aver fin qui nei confronti delle prime quattro. Questo è avvenuto così, magicamente, con il solo acquisto di Dusan Vlahovic. Per carità, gran giocatore, uno dei più forti attaccanti al Mondo, ma ancora da inserire in uno scacchiere tattico che, fin qui, ha dimostrato di avere dei grossi problemi dal punto di vista del gioco e dell’organizzazione complessiva. Ed è così che, anche guardando al mercato, il Milan è passato, da essere la più accreditata anti Inter, ad essere la squadra che rischia di più tra le altre quattro (Milan, Napoli, Atalanta e Juventus) pretendenti agli altri tre posti nella prossima Champions League. Il mercato e qualche prestazione sottotono hanno magicamente cambiato le carte in tavola e, come spesso è accaduto in questi ultimi due anni, i rossoneri tornano ad essere visti come quelli dell’exploit estemporaneo, che da un momento all’altro crolleranno. Come al solito sarà il campo a parlare, ma dal dopo lockdown in poi il Milan ha fatto meno punti solo dell’Inter ed è sempre stato (o quasi) tra il primo ed il secondo posto, beneficiando dello scetticismo generale che ha sempre avvertito attorno.

Mercato, soldi spesi e classifica. Le differenze tra Milan e Juve

Milan-Juventus: Rafael Leao e Mattia De Sciglio (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-Juventus: Rafael Leao e Mattia De Sciglio (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Negli ultimi giorni questo scetticismo, forse mai andato via del tutto, sembra essere tornato e questo potrebbe solo far bene in vista di un derby che, tra poco più di una settimana, dirà definitivamente quale sarà l’obiettivo da qui a fine stagione del Diavolo. Vincere significherebbe poter continuare a sognare e lottare per lo Scudetto, perdere o pareggiare, invece, aprirebbe come unico scenario possibile e realistico quello della qualificazione in Champions League per il secondo anno consecutivo. L’obiettivo della dirigenza rossonera e dell’attuale società, però, è proprio questo. Una crescita sostenibile, con la qualificazione in Champions ogni anno, un aumento dei ricavi da stadio, da risultati sportivi, nuovi sponsor e un upgrade continuo. Obiettivi che il Milan sta raggiungendo stabilmente e che, insieme alla costruzione del nuovo stadio, potranno portarlo a tornare davvero grande tra qualche anno. La crescita del Milan nelle ultime due stagioni è innegabile ed è sotto gli occhi di tutti, almeno quelli non miopi o in malafede, sia dal punto di vista sportivo che da quello economico e di brand. Una crescita che è passata sotto un mercato fatto sempre in modo attento, intelligente ed oculato, un ringiovanimento graduale della rosa e una drastica riduzione del monte ingaggi. Crescita sostenibile che ha portato all’arrivo di Magnain, Tomori, Theo Hernandez, Bennacer, Tonali, Saelamaekers, Leao, solo per citarne alcuni. Qualche Km. più in là, più o meno nello stesso periodo, sono arrivati i vari De Ligt, Pellegrini, Arthur, Kulusevski, Locatelli, Chiesa, Morata, prima di Vlahovic. Facendo due conti approssimativi, visto che non sono particolarmente bravo in matematica, tra costo dei cartellini ed ingaggi, il Milan ha speso e spende meno della metà, ma in classifica, negli ultimi due anni, questa differenza non si è notata.

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