HomeIn evidenzaL’errore sta nell’aver pubblicamente ammesso l’indispensabilità di Ibra

L’errore sta nell’aver pubblicamente ammesso l’indispensabilità di Ibra

Spesso l’ho scritto e continuo a ribadirlo: il Milan non è un’azienda con logiche diverse da altre imprese di differenti settori. E così la vicenda Ibrahimovic, che ora pretende 7,5 milioni di euro all’anno di stipendio, diventa il paradigma di un pasticcio dal quale sarà dura uscire.
L’errore sta nell’aver pubblicamente ammesso l’indispensabilità dello svedese per il progetto del Milan della prossima stagione. Rinsaldato il rapporto tra Paolo Maldini e la proprietà, rinnovato il contratto a Stefano Pioli, ora va messo a posto il tassello che riguarda il giocatore che da gennaio ha contribuito a rimettere le cose in ordine, dentro e fuori dal campo. Il nodo, però, riguarda l’ingaggio che il buon Mino Raiola sta trattando con i rossoneri mentre Zlatan si tuffa nelle acque della Costa Smeralda.
Può oggi un club di Serie A mettere a bilancio 15 milioni di euro lordi a stagione per un giocatore che ad ottobre compirà 39 anni? La risposta più logica porta a considerare esosa la richiesta di Ibra e del suo manager. La risposta, invece, più legata ai fatti delle ultime settimane porta a ritenere questa pretesa una conseguenza dell’aver fatto sentire l’attaccante come elemento assolutamente indispensabile per il futuro. Il ragionamento, corroborato dai numeri prodotti dopo il lockdown, ci sta tutto. Ma – come in ogni azienda – è estremamente pericoloso far sentire come insostituibile una pedina del proprio management. Perché mette questa in condizione di dettare le regole d’ingaggio, senza troppo margine di trattativa. Ancora più pericoloso diventa nel caso in cui questa pedina è orchestrata da un “volpone” come Raiola. D’altronde senza Milan a Ibra rimarrebbe la possibilità di giocare in qualche campionato “minore”, forse salvaguardando la richiesta economica, oppure ripiegare sull’amico Mihajlovic a Bologna, con uno stipendio sicuramente dimezzato. Tutto starà al buon senso. Ma occhio ad eleggere in fretta nuove divinità…

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