Non era certo difficile prevedere che Zlatan Ibrahimovic, a parte lo stop a causa del Covid, potesse accusare qualche acciacco. E’ vero che lo svedese sembra fatto di acciaio, ma la sua carta d’identità indurrebbe chiunque a tenere presente la possibilità di qualche stop nel corso della stagione. Purtroppo per il Milan quest’assenza forzata, che coinciderà probabilmente con il match dell’Epifania contro la Juventus, arriva in un momento di flessione dal punto di vista dei risultati (2 pareggi consecutivi).
C’è anche un discorso relativo alla personalità di Ibra che, pur implicitamente, tende a escludere una riserva di lusso nel suo stesso ruolo. D’altronde la scelta è stata chiara fin dallo scorso gennaio: Zlatan è il leader indiscusso non solo dell’attacco, ma di tutta la rosa. Altre “star” non sono fin qui prevedibili. E così il Milan oggi deve approcciare questo delicato snodo di stagione con Rebic e Leao quali unici attaccanti a disposizione, oltre ai giovani Hauge e Brahim Diaz, tanto di qualità quanto ancora acerbi dal punto di vista della disciplina tattica.
Questo mini-ciclo, che coinciderà con la chiusura del girone d’andata, sarà un test probante per la maturità del gruppo, ma soprattutto dei singoli. A partire proprio da Leao, che deve necessariamente dimostrare il suo valore per potersi garantire un futuro tra i rossoneri. La sua mancata crescita, fino a questo momento, è un limite che il Milan, in corsa per la qualificazione alla prossima Champions League, non può permettersi. O svolta adesso oppure la finestra di mercato di gennaio dovrà giocoforza imporre a Paolo Maldini la caccia ad un altro elemento per puntellare l’attacco. Perché di stop di Ibra potrebbero ragionevolmente essercene di altri.