Bisogna abituarsi all’idea che le promesse fatte a parole contano meno di zero. Nel lungo intermezzo che porta alla buona riuscita di un’operazione di calciomercato può succedere anche ciò che agli addetti ai lavori sembra altamente improbabile. Jashari era un obiettivo del Milan, e continua a esserlo tuttora, nonostante il rifiuto secco del Club Brugge alle varie offerte rossonere per rinforzare il centrocampo.
Anche nella vita quotidiana, le priorità — diverse da persona a persona — diventano merce scaduta quando ci si trova davanti una corazza impenetrabile. La convocazione del giocatore per i preliminari di Champions League con i belgi può essere interpretata come un ulteriore messaggio al Milan: per prenderlo, serve pareggiare la richiesta iniziale.
È vero che nel calcio moderno la volontà del calciatore può indirizzare il proprio futuro, ma va ricordato che nella sessione estiva ogni opportunità può sbucare dietro l’angolo. Jashari resta un nome gradito al Milan, su questo non ci piove. Ma siamo davvero sicuri che la dirigenza sia pronta a formulare nuove offerte? Discutere in modo professionale è l’ABC del mercato, senza che le convinzioni altrui prendano il sopravvento.


