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Più forti con Zlatan, ma il Milan non è Ibra dipendente

Il Milan è Ibra dipendente? Scontate come i prodotti nei supermercati sono tornate a susseguirsi le voci su un Milan che non può fare a meno dello svedese e che senza di lui è destinato ad un crollo verticale che lo porterà a non fare più risultati, giocare male e subire gli avversari ad ogni partita. Secondo la maggior parte degli espertoni che popolano il web, le tv e scrivono sui siti e i giornali di approfondimento calcistico, il Milan è solo e soltanto Ibra e non ha altre risorse per poter vincere le partite. Capiamo che Zlatan fa aprire gli articoli, vende copie e aumenta l’audience, così come non dobbiamo certamente essere noi a negare la straordinaria forza, il più che sorprendente impatto e l’importanza capitale del fenomeno svedese per il Milan e per il campionato italiano tutto, ma ci sono diversi motivi per credere che ormai il Diavolo non è più un singolo che fa giocare straordinariamente bene una squadra, ma è diventato una vera e propria orchestra che permette ad un immenso campione di rendere al meglio e determinare più di chiunque altro in Serie A e non solo. Il Milan, insomma, non è più Ibra dipendente anche se grazie a Zlatan è cresciuto, ha acquisito consapevolezza ed è diventata una squadra vera.

Il Milan non è Ibra dipendente, i precedenti senza di lui parlano chiaro

Milan: Rafael Leao - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Rafael Leao – Milanpress, robe dell’altro diavolo

Quanto scritto sopra può sembrare contraddittorio, ma assolutamente non lo è. Sì, perché se è vero che il Milan prima di Ibra non era un gruppo maturo, perdeva forza e fiducia alla prima difficoltà e non esprimeva un calcio piacevole, è anche vero che ora grazie all’impatto ed alla crescita avuta da tutti grazie allo svedese, è cambiato tutto. Merito certo dello svedese, ma non solo. Il merito è anche di Stefano Pioli che ha dato un’impronta alla squadra e le ha dato il tempo di crescere, merito dei singoli che si sono messi a disposizione di Ibra e del Mister e sono cresciuti, credendo di più nei propri mezzi. Tutto questo è avvenuto dall’inizio del 2020, non a caso in campionato il Milan in questo anno solare ha perso soltanto due partite e non perde da Marzo (20 risultati utili consecutivi), ma soprattutto da dopo il lockdown. Ed è proprio da giugno che il Milan ha dimostrato anche di non essere Ibra dipendente. Sono state sette le partite senza il campione svedese ed i risultati parlano chiaro: 6 vittorie (Lecce, Roma, Bodo Glimt, Crotone, Rio Ave ai rigori e Spezia) ed un pareggio a Torino in Coppa Italia contro la Juve. Risultati importanti, conditi quasi sempre da un bel gioco, espresso da una squadra che ormai conosce lo spartito a memoria e dimostra di non essere per forza di cose Ibra dipendente.

Le alternative a Zlatan che dimostrano che il Milan non è Ibra dipendente

Non vogliamo essere fraintesi, sia chiaro. Il Milan ha bisogno di Zlatan, il Milan senza Zlatan non è lo stesso ed è innegabile quanto lo svedese faccia diventare più forte e più temuto il Diavolo agli occhi di tutti. Il suo straordinario rendimento di inizio stagione rende l’idea di come con lui i rossoneri partano spesso dal risultato di 0-1 e questo certamente ha aiutato il Milan a trovarsi lassù in testa alla classifica e stupire tutta Italia. Zlatan vorrà tornare al più presto ed oggi era già a Milanello per cominciare il suo percorso verso il rientro, ma Stefano Pioli può cercare di gestire al meglio la rosa anche senza Ibra e dimostrare ancora una volta che il Milan non è Ibra dipendente. Complice anche l’assenza di Leao, purtroppo, almeno nelle prossime due gare il tecnico rossonero dovrà fare di necessità, virtù ed affidare le chiavi dell’attacco ad Ante Rebic. Il croato ha già giocato da prima punta tra giugno e luglio scorso e ha dimostrato di poterlo fare, segnando sia a Lecce che in casa contro la Roma. Stesso discorso vale per Leao che, al rientro, potrà occupare quella posizione come ha fatto nei secondi tempi contro Spezia e Sparta Praga, segnando tre gol in quei due spezzoni di gara. E poi c’è Colombo che, forse non sarà ancora prontissimo, ma ha già dimostrato di avere feeling con la rete e di scendere in campo con il veleno.

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