HomePrimo PianoIbra da settembre devastante anche sul campo: i numeri sopra qualsiasi aspettativa

Ibra da settembre devastante anche sul campo: i numeri sopra qualsiasi aspettativa

“L’impatto con lo spogliatoio è stato determinante”. Fino a settembre si diceva soprattutto questo di Zlatan Ibrahimovic, del suo ritorno in Italia e in rossonero. Si è raccontato della sua mentalità vincente, della capacità di fare da parafulmine in una squadra composta perlopiù da ragazzotti inesperti e fragili. Si è parlato di un leader, capace di riportare il “milanismo”, quei valori ormai spariti da Milanello dopo la dipartita dei senatori di ancelottiana memoria.

Del campo si era detto poco. Anche perché effettivamente – se escludiamo il primo tempo nel derby di febbraio, poi comunque perso 4-2, e qualche altro exploit – dal punto di vista prettamente sportivo, Ibra non è che avesse proprio incantato. Tanto che in molti – tra colleghi e tifosi – ritenevano esagerata la richiesta di 7 milioni per rinnovare la sua storia in rossonero per un altro anno. E invece Benjamin Ibra Button ha stupito ancora.

Milan: Zlatan Ibrahimovic LA Galaxy - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Zlatan Ibrahimovic LA Galaxy – Milanpress, robe dell’altro diavolo

Perché, sì, tornato a giocare ad alti livelli dopo due anni a svernare negli USA qualche difficoltà l’ha incontrata. Ma dopo un po’ di ambientamento e tanto allenamento, Zlatan è tornato anche in campo quello visto fino al 2012, se non meglio. I numeri di questa nuova stagione sono pazzeschi: 6 gol in 3 partite di Serie A, giusto quelle tre doppiette consecutive (due gare saltate per Covid) che lo portano ad essere insieme a Lewandowski il giocatore in Europa ad aver realizzato più marcature multiple post lockdown (5), nonché il momentaneo capocannoniere del campionato nostrano.

Ma non solo gol: a differenza del rivale CR7, lo svedese sta dimostrando grande capacità di lavorare di sponda, mandando a rete i compagni (sono 10 infatti i rossoneri diversi andati a rete già dopo 9 partite stagionali). Non – insomma – l’accentratore di gioco in senso negativo, solitario ed egoista. Ma una boa capace di smistare e rendere partecipi tutti gli effettivi.

Un leader, non un boss o una prima donna. Quello di cui il Milan – dopo i vari esperimenti, fallimentari, con Bonucci e Higuain – aveva bisogno come il pane. Nello spogliatoio e sul terreno di gioco.

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