Voglio subito Geoffrey Moncada direttore sportivo del Milan. Ok, forse quando ho scritto è poco rispettoso nei confronti di Frederic Massara, ma i numeri parlano chiaro: in un momento storico di pochezza del calcio italiano, abbiamo puntato su un uomo che ha saputo scovare giovani calciatori, dai costi contenuti, da valorizzare e lanciare in prima squadra. E quindi è giusto che venga promosso, a mio parere.
Geoffrey Moncada, percorso netto (o quasi…) al Milan
Geoffrey Moncada è arrivato al Milan circondato da tanta perplessità. E di lui si sa ben poco: non usa Facebook, Instagram e Twitter, l’unico profilo aperto è quello su LinkedIn. Giovane, è un classe 1987, dopo la scuola ha cominciato subito a lavorare da freelance come video-analyst,. E da lì ha spiccato il volo: nel 2011 vede un ragazzino di 12 anni nel Bondy, in Francia: è Kylian Mbappé. Ma questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero citare sul capo scout del Milan (Youri Tielemans, Soualiho Meïté, Antonio Barreca, Jordi Mboula e molti altri). Il quale, tra le altre cose, ha detto la sua sugli acquisti di Bennacer e Theo Hernandez, non male direi.
Geoffredy Moncada direttore sportivo del Milan, perché sì
Averlo come direttore sportivo del Milan permetterebbe un deciso salto di qualità. Perché è un uomo che ragiona di calcio in modo diverso rispetto al passato, proprio quello che serve a questo giovane Diavolo. E perché tutti lo rispettano e ne vedono le qualità. Un osservatore, qualche tempo fa, su Moncada mi ha detto: «Ha una cultura calcistica allucinante, guarda decine e decine di partire in tv e poi seleziona i giocatori che deve andare a vedere di persona. E quando tu gli proponi un calciatore, lui lo conosce già».
Un uomo di Elliott
E poi Geoffrey Moncada è un uomo di Elliott, che risponde in pieno alle nuove necessità aziendali. Lo ha ammesso lui stesso in una delle pochissime interviste concesse: «Elliott ha chiesto di sviluppare l’area sportiva con lo scouting e le statistiche. Quindi abbiamo deciso di creare due cose: l’area scouting e l’area dati. L’uno lavora con l’altro ogni giorno. Quando uno scout vede un giocatore che gli piace, allora andiamo a vedere i numeri. Quando l’area dati ci riferisce che abbiamo un giocatore forte con i numeri, chiedo agli scout di andare a vederlo. Mi piace questo mix, questo lavoro tra il live e l’aiuto delle statistiche». E a me questa cosa fa impazzire, con buona pace per Massara.