“Milan a terra” scrive questa mattina la Gazzetta dello Sport, nella sua consueta analisi la mattina post partita. De Rossi vince a mani basse il primo round contro Pioli, e dopo 9 partite i giallorossi riescono a batte finalmente il Milan, non succedeva dal 2019.
La partita è stata preparata non nella maniera migliore per i rossoneri, e in campo si è visto, ma tra i primi imputati vanno inseriti immediatamente i giocatori, che in campo non ci sono mai entrati, eccetto qualche rara eccezione (Reijnders, Chukwueze). Nonostante tutto il Diavolo va molto vicino al pareggio al 88′, con l’imbucata carismatica e talentosa del nigeriano sulla destra che trova Giroud al limite dell’area piccola, ma il francese colpisce in pieno la traversa.
IL GIOCATORE DESTABILIZZANTE
Per il Milan, chi dall’altra parte è stato destabilizzante, è stato proprio un suo ex: Stephan El Shaarawy. La mossa di schierarlo sulla destra si è rivelata essere come un sassolino sulla scarpa, fastidiosa. Ha bloccato la catena Theo–Leao, ed è stato una spina nel fianco per tutta la partita. Alle spalle dell’italo-egiziano, ci pensa Celik a completare l’opera, ed ecco che in 90 minuti, con l’intelligenza e le idee, si può bloccare una delle fasce più forti d’Europa.
LEAO
Rafa Leao è uscito tra i fischi di San Siro. I tifosi non hanno certamente gradito il suo atteggiamento in campo, ma soprattutto la sua inesistenza. I fischi non venivano dalla curva sud rossonera, che ha subito provveduto a far sentire al portoghese la propria vicinanza intonando subito il coro a lui dedicato. C’è da cambiare però, e parecchio, soprattutto nell’atteggiamento: crederci anche quando non si sa più cosa fare, trovare una soluzione anche con le spalle al muro. È questo che fanno i campioni.
Certo è solo il primo round, e si, un gol da recuperare non è assolutamente tanto, ne troppo, ma c’è tanto da lavorare. Perché se all’Olimpico si presenta il Milan visto ieri, finisce male.