C’è una curiosa e amara ironia nel destino recente del Milan, un percorso che inizia a Roma e finisce, ancora una volta, a Roma. Due allenatori diversi, Paulo Fonseca e Sergio Conceicao, accomunati da un epilogo amaro, entrambi espulsi nell’ultima loro partita sulla panchina del Milan.
La parabola dei due tecnici rappresenta più di una semplice coincidenza. Fonseca, salutato con amarezza dopo un’esperienza tormentata, e Conceicao, la cui ultima partita ufficiale sarà proprio contro il Monza (ma non andrà in panchina in quanto espulso), condividono lo stesso destino: espulsione per nervosismo, un’immagine emblematica di un malessere che va oltre la panchina.
La mala gestione del Milan: colpe e responsabilità
Dietro queste espulsioni, c’è la storia di un club che sembra aver smarrito la rotta. Dirigenti e proprietà che hanno cambiato tre allenatori in un anno, un mercato condotto senza una chiara strategia e giocatori lasciati senza una guida stabile. Fonseca e Conceicao sono stati allo stesso tempo vittime e complici, incapaci di trasmettere un’identità chiara alla squadra.
Un’ultima scena simbolica
Conceicao, come Fonseca, abbandonerà la panchina del Milan espulso, simbolo di una gestione nervosa e caotica che si riflette in campo. Il parallelo tra i due tecnici è lo specchio di un Milan che, da Roma a Roma, non ha imparato nulla dai propri errori. E ora, cosa accadrà? In un mondo normale, dopo i danni fatti, il proprietario fa pagare a caro prezzo il disastro ai tre dirigenti. Il proprietario, sempre in un mondo normale, dovrebbe valere più dell’amministratore delegato: qui, invece, cosa accadrà? L’incertezza pare regni sovrana.
