Da Doha al Piolismo, quanta ne è passata di acqua sotto i ponti? Beh, essenzialmente sulla carta sono solo 4 anni, ma per tutti i tifosi del Milan sembra davvero un’eternità. Era il 23 dicembre 2016 e a Doha contro la Juventus il Milan vinceva la Supercoppa italiana, il suo ultimo e unico trofeo degli ultimi dieci anni. Era il Milan con ancora Silvio Berlusconi Presidente e Adriano Galliani plenipotenziario rossonero, era il Milan di Vincenzo Montella in panchina, era il Milan di Suso e Bonaventura, di Niang e Bacca in attacco, di Lapadula, Pasalic e De Sciglio, il Milan di Montolivo e Abate capitano e vice capitano. Ora, è cambiato tutto. In mezzo ci sono stati due passaggi di proprietà, Fassone e Mirabelli, Leonardo e Boban. C’è stato Bonucci capitano, le bizze di Higuain e i numeri nove “mangiati” uno dietro l’altro. C’è stato Gattuso e l’orgoglio ritrovato nel tornare a sentirsi milanisti, c’è stata una qualificazione in Champions League sfiorata, ma mai raggiunta, Brignoli e le cadute rovinose contro le neo promosse, il fair play finanziario che prima ci ha ridato e poi ci ha tolto una partecipazione in Europa League e una pandemia che è ancora in corso. Da Doha al Piolismo, 4 anni che sembrano un’eternità.
Da Doha al Piolismo, Donnarumma e Romagnoli gli unici superstiti
In questi 4 anni, da Doha al Piolismo, come detto, è cambiato praticamente tutto sotto tutti i punti di vista: societario, dirigenziale, tecnico e di rosa. Gli unici superstiti di quella vittorioso campagna araba sono Alessio Romagnoli e Gigio Donnarumma, non a caso gli attuali capitano e vice capitano. C’era un altro giocatore in rosa sia 4 anni fa che oggi ed è Davide Calabria che, causa infortunio, non partì per Doha. Quel Milan che riuscì ad imporsi ai rigori contro la Juventus schierava Donnarumma in porta; Romagnoli, Paletta, Abate e De Sciglio in difesa; Locatelli, Kucka e Bertolacci a centrocampo; Bonavenutura, Bacca e Suso in attacco. Poi entrarono anche Pasalic, che segnò il rigore decisivo, Lapadula e Antonelli. Romagnoli e Donnarumma, quindi, sono gli unici che hanno alzato quel trofeo che possono realmente dire di averli vissuti da protagonisti questi anni. Tra rovinose cadute, fallimenti societari sfiorati, crescite e rinascite. Un po’ anche quello che è successo a loro due, con il portiere che la crescita l’ha avuta, ma vertiginosa, diventando da giovane promessa a fenomeno assoluto, con in mezzo un rinnovo discusso e chiacchierato, che nell’estate del 2017 ha fatto parlare per settimane e settimane, e un altro rinnovo che i tifosi del Milan sperano di trovare sotto l’albero.
Da Doha al Piolismo, il 2020 l’anno dei primati, dei record, della crescita
Da Doha al Piolismo, quindi, ci ritroviamo oggi, 23 dicembre 2020, 4 anni dopo, ad affrontare in casa la Lazio da capolista, ma soprattutto con un trofeo virtuale in saccoccia che inorgoglisce e fa capire davvero quanta acqua sia passata sotto i ponti, non solo da Doha, ma anche da quello sciagurato 0-5 di Bergamo poco più di un anno fa. Comunque vada a finire contro la Lazio questa sera, infatti, il Milan chiuderà l’anno solare 2020 da primo in classifica in Serie A, con un’imbattibilità in campionato che dura da 25 partite, unica squadra dei 5 maggiori campionati europei a non aver perso dal post lockdown ad oggi, almeno fino alle 22.30 di questa sera (e tutti i tifosi rossoneri sono autorizzati a toccare ferro). Il Milan segna almeno due gol a partita da 15 gare consecutive in Serie A, altro record che difficilmente sarà battuto e non solo dal Diavolo. Da Doha al Piolismo sembra davvero un’altra vita, ma ora non è il momento di pensarci troppo, ma è il momento di continuare a correre per tornare davvero a far sì che alzare una Supercoppa Italiana per il Milan possa essere la normalità e non un evento straordinario.