Intervistato dal Corriere della Sera, Luigi Corbani, presidente del comitato «Sì Meazza» e vicesindaco di Milano negli anni Ottanta, ha spiegato i motivi del suo esposto alla Procura di Milano riguardo la vendita di San Siro: “L’abbiamo presentato alla metà di febbraio. La situazione stava prendendo una brutta piega. I carotaggi nel parco dei Capitani? Poca chiarezza e trasparenza da parte dell’amministrazione. Senza alcuna autorizzazione sono venuti degli operatori a prelevare campioni dal suolo, a verificare se le condizioni fossero adatte in vista della costruzione del futuro stadio. Ecco, lì non potevamo restare impassibili. Abbiamo ricostruito la vicenda: per noi c’è una svendita del patrimonio pubblico”.
Corbani prosegue: “Dal 2000 al 2024 il Meazza ha reso 260 milioni di euro. E allora che fai? Svendi un bene che ti produce ricchezza? Cederlo a 73 milioni è una svalutazione dell’impianto. La cifra è un valore farlocco, è sbagliata sulla base di quanto ha riferito il Comune all’Agenzia dell’Entrate. Ma poi, numeri alla mano, è una valutazione che non regge. Perché? Vorrebbe dire che le aree intorno al Meazza sono vendute a ribasso: 280 mila metri quadrati per 124 milioni. Tradotto 400 euro per metro quadrato. A rimetterci siamo noi cittadini, che stiamo appesi a questa vicenda che ormai è diventata una telenovela».
Corbani continua: “Sala? Nel 2018 disse che questo San Siro era lo stadio più iconico del mondo. Adesso bisogna costruirne un altro. Cambia opinione perché glielo dice il presidente del Milan Scaroni? Dopo il Salva Milano, la vicenda stadio è il capitombolo di Sala. Non ci sono ragioni per demolire il Meazza. A San Siro tra un anno ci sarà la cerimonia di apertura delle Olimpiadi. È un impianto perfettamente funzionante. Costruire un nuovo stadio? Per cosa? Accogliere il modello americano? Aree destinate al pranzo, spazi per i vip intrattenimento. Non dobbiamo seguire un modello di sport business, il Meazza ha un valore storico. D’altronde scatterà il prossimo autunno il vincolo della Soprintendenza sul secondo anello”.
Ancora Corbani: “Avrebbe più senso creare un fondo per le case popolari. Poi, ecco, mi sembra paradossale, non hanno fatto pagare ai costruttori gli oneri di urbanizzazione dovuti — secondo quanto contesta la Procura — e ora su San Siro si prevedono dalla vendita dell’impianto servizi per riqualificare l’area. Mi sembra una barzelletta. C’è poco rispetto per i cittadini. La via da percorrere è la ristrutturazione dell’impianto, con una copertura che permetta di risolvere anche i problemi acustici che i cittadini lamentano. La gestione dello stadio deve essere affidata tramite bando. E finalmente poi realizzare quello che qui ci aspettiamo: aree verdi intorno all’impianto. Ristrutturare avrebbe costi troppo elevati? Si può fare. Basterebbe fare un concorso e affidare la ristrutturazione al miglior offerente, per Palazzo Marino e per il bene dei cittadini. La soluzione è semplice”.


