Non cominciamo un’altra volta con il piede sbagliato. Storie come queste se ne sono sentite abbastanza, e a quanto pare il “bullo” ha sempre avuto torto visto il prosieguo calcistico della “vittima”.
Minuto 69 di Borussia Dortmund-Milan, seconda giornata di Champions League 2023/24. In un triplo cambio, entra nel rettangolo verde anche Samuel Chukwueze per cercare di sbloccare una partita bella combattuta. Sui suoi piedi capitano due occasioni veramente nitide. Al minuto 85 sgasa sulla destra e cerca un colpo a giro decisamente complicato sul secondo palo. Bello eh, ma sessanta secondi dopo accade il cataclisma: Leao lancia bene rasoterra il compagno nigeriano che non si fida nel calciare di prima e viene anticipato perfettamente a tu per tu da Kobel.
Finimondo. Sui social compare il nome di Chukwueze in tendenza. Non è mai un buon segnale, e basta cliccare per scoprire la vergogna del tifo: c’è chi inizia a maledire il suo acquisto, chi rimpiange i due ex esterni destri (ma guarda un po’…) e, ovviamente, chi cerca di essere bannato creando il peggior insulto razzista. Perché in questi casi il colore della pelle vale, ma quando segna si esulta. Vabbè.
Il tutto a cosa ha portato? Samu ha limitato i commenti sul suo profilo Instagram, essendo stato assalito da qualche piccola nullità senza nome né foto profilo. Yacine Adli, da veterano dello spogliatoio per umanità, ha pubblicato un semplice: “Verrà il tuo momento fratello, continua a lavorare” nelle stories dell’applicazione. Come a dire: “Fatti forza amico mio“.
Che a qualcuno possa non piacere l’inizio della sua avventura rossonera ci può stare. I suoi movimenti spesso sono stati più psicologici che utili: si vede che vuole strafare per rubare gli occhi dei suoi nuovi tifosi, dribblando all’impazzata e cercando di liberarsi in situazioni complesse per arrivare alla conclusione. Però sono passati 245 minuti complessivi in maglia Milan al 5 ottobre 2023, data della stesura di questo testo. Sono poco meno di tre partite da 90 minuti.
Consigli utili? Magari non spegnere l’entusiasmo del nigeriano, il quale ha già dimostrato di avere colpi eccellenti nelle sue gambe. Supportarlo in questo momento di difficoltà personale, come spesso accade sugli spalti di San Siro. E ogni tanto staccarsi da quel maledetto dispositivo che avete in mano, o almeno, usarlo con il cervello: si tratta alla fine di mero calcio e di un ragazzo del 1999. Perché poi, se proprio dobbiamo vedere, l’errore peggiore della serata non è stato neanche il suo.
