“Domani giocherà Camarda“. Tutto ci si poteva aspettare da questa conferenza stampa della vigilia di Cagliari–Milan, tranne che sentire Fonseca pronunciare queste tre parole come se fossero le più semplici del mondo.
Sono passate ormai più di due settimane da quel gol che lo avrebbe fatto entrare nella storia ancor prima di quanto potesse pensare. Il fato, invece, aveva idee completamente diverse, e ha fatto sì che quel sedicenne con il Milan tatuato nel cuore segnasse si, ma in posizione irregolare. Ma non si può nascondere quello che si è visto quel giorno nella casa del Diavolo, “è il momento che tutto il mondo lo conosca” aveva urlato lo speaker dei rossoneri mentre faceva esplodere il suo nome in zona San Siro e dintorni. Nel posto giusto, ma al momento sbagliato.
Eppure Francesco Camarda ha sempre pensato di essere nel posto giusto: il Milan. E domani, con 6.088 giorni sul groppone, sarà il suo momento, che segni o non segni, che faccia una prestazione stellare o meno. Fonseca ha ritenuto il suo giovane pupillo pronto mentalmente e fisicamente per poter esordire da titolare in Serie A, in un campo tutt’altro che semplice come quello di Cagliari. E per questo motivo sa che comunque dovesse andare la partita, la giovane stella non si monterà la testa ne tantomeno se la fascerà.
Scelta forte? Forse forzata? Si potrebbe dire meritata, magari. “Per me non è una scelta sorprendente, è un ragazzo che lavora tutti i giorni con noi, crediamo tutti in lui. Ha 16 anni ma per me i giocatori non hanno età, hanno qualità, e lui le dimostra tutti i giorni“. Queste semplici, ma quanto mai più veritiere e oneste, parole di Fonseca rendono l’idea. Quattro mesi pieni al Milan, di cui tre passati a conoscere il ragazzo, sono stati sufficienti per ritenerlo pronto al grande passo.
Una scelta che ricorda, in più e più modi, l’esordio di Donnarumma, quando in panchina c’era Mihajlovic. “Non ne ho mai fatto una questione di età“, disse il serbo a Galliani quando gli comunicò la scelta. “Per me i giocatori non hanno età“, ha invece dichiarato l’attuale allenatore portoghese in carica. Situazioni simili? Probabilmente si, viste e considerate le necessità di allora in porta e di adesso in attacco.
All’epoca (2015), le gerarchie vedevano Diego Lopez titolare, Christian Abbiati secondo e Donnarumma appena terzo. Ma Mihajlovic ci aveva già visto lungo e aveva deciso, conseguentemente ad un periodo non proprio brillante dell’ex Real Madrid, che sarebbe partito titolare quel 25 ottobre 2015, a San Siro contro il Sassuolo.
Che età aveva? Qui viene il bello: 16 anni e 8 mesi, come Camarda si, ma due giorni più giovane. 6.086. Incredibile, neanche volendo e studiando un modo per far coincidere tutto alla perfezione sarebbe stato possibile. Il paragone regge.
Ora Francesco, con tutto il sostegno da parte dei suoi compagni, del suo club, e soprattutto dei suoi tifosi che gli dedicano cori ogni volta che entra in campo, ha l’occasione che forse sogna da una vita. Un sogno, forse a metà, l’ha già realizzato: segnare in Champions League. Certo è stato annullato, certo non figura tra i marcatori o nel risultato di quella partita, ma per ogni milanista che era presente a San Siro, quel gol sarà sempre valido. Ora non gli resta che realizzare i restanti milioni di sogni che, certamente, farà di tutto per rendere realtà.