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Quanto è duro da accettare il compromesso dell’abbattimento di San Siro per poter aver uno stadio nuovo e di priorità

Nella giornata di ieri è arrivato il responso della Commissione Regionale per il patrimonio culturale della Lombardia, la quale ha certificato nero su bianco che il Meazza non presenta “nessun interesse culturale” pertanto può essere abbattuto. Tra i tanti passaggi importanti per il progetto del nuovo stadio di Milan e Inter, la giunta comunale voleva sapere se lo stadio avesse un qualche valore architettonico, prima di procedere con l’abbattimento del vecchio impianto.

In sostanza attraverso le rilevazioni, si è arrivati alla conclusione che delle parti che compongono oggi San Siro, solo una parte definita residuale, appartiene agli anni venti o trenta del vecchio secolo, pertanto non essendo l’opera nel complesso da considerarsi risalente a più di 70 anni fa, può essere demolita. Sorgono due riflessioni da profani della burocrazia, senza velleità di polemica: quanto è limitante conteggiare come determinante il fattore tempo, 70 anni appunto, al fine di affermare che un’opera sia storica e pertanto di valore culturale inestimabile? E quanto incide che si parli “solo” si sport, di calcio nello specifico, all’interno di questo dibattito comunale, regionale e nazionale?

Il tempo è un valore oggettivo e come tale va rispettato e approcciato, ma l’arbitrarietà dei 70 anni come lasso temporale è un’unità di riferimento meno assoluta. Tuttavia per giudicare, dei parametri vanno comunque presi in esame, ed il verdetto “non ha alcun interesse culturale “, fa male a tanti di noi, perchè per molti è stata una vera e propria Casa. Questo virgolettato, questo responso, proviamo ancora una volta a scriverlo e a ripeterlo per convincerci, ma ogni volta è un colpo al cuore.

Guardando al futuro, un nuovo impianto è necessario per la città, per il Milan e per l’Inter. Il modello di business Calcio, ai nostri tempi, indica come bisogno primario avere lo stadio di proprietà. Però resta davvero difficile liquidare con queste quasi lapidarie parole della Commissione Regionale, la struttura che tutti nel mondo conoscono come Scala del Calcio. Per infinite ragioni oggi il calcio gode di pochissimo favore nell’opinione pubblica e nessuno si prenderà la briga di difendere quel gigante di cemento che dentro ha e per sempre avrà i nostri cuori pulsanti. Da appassionati, resta una pugnalata.

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