Brahim Diaz è uno dei giocatori divisivi nella tifoseria, per alcuni molto utile, per altri non da Milan. Non è un segreto che la scorsa estate la società abbia operato l’investimento più importante proprio in quella zona di campo, forse perché si riteneva che l’upgrade del 4-2-3-1 passasse anche per un 10 di grande livello.

Eppure nella stagione dove avrebbe dovuto aver meno spazio, Diaz si è preso la titolarità, soprattutto nel momento più buio. Tra campionato e Champions League le presenze sono già 26, con 5 reti e 2 assist.

Non è la produzione in fase offensiva tuttavia l’aspetto per il quale viene scelto Brahim. È la presenza nella partita, specie in fase di non possesso dove spesso riesce ad aver i tempi giusti per uscire in pressione, con l’aggressività che solitamente non hanno i trequartisti, seppur atipici.

Manca in alcune fasi del match anche per pecche di fisicità e, nonostante il bagaglio tecnico, troppe volte fatica a concretizzare, altrimenti parleremmo di un calciatore certamente da riscattare viste le cifre chieste dal Real Madrid.

Sullo sfondo c’è uno Charles De Ketelaere ancora troppo timido anche per scalzare un Diaz, che ha i suoi pregi e i suoi difetti. Apprezzabile la mossa di Pioli di mettere Charles assieme a Zlatan Ibrahimovic nello slot di cambi di ieri sera, ma ancora una volta ha dato troppo poco, nonostante una grinta in fase di non possesso che sembrava diversa. Allora forse non c’è nulla di male sul fatto che Brahim parta dal primo minuto anche nelle prossime gare.