Nel corso di un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato del passato e del presente del Milan, facendo anche un confronto tra il vecchio calcio e quello attuale. La chiacchierata con la Rosea si è sviluppata dopo che lo storico tecnico rossonero è stato premiato due giorni fa da Aleksander Ceferin con il UEFA President’s Award. Parole che raccontano la forza della sua squadra ma che portano anche qualche consiglio ed elogio per Stefano Pioli, attuale allenatore della squadra rossonera.
“Credevo in un calcio di valori e di persone – esordisce Sacchi –, un calcio collettivo. Al Milan per la prima volta trovai campioni. Io volevo gente non affermata. Furono diffidenti, ma bravissimi, non prevenuti. Ancelotti era un campione? Carlo è una persona straordinaria e io ho sempre guardato alla persona. Dissi a Berlusconi: ‘Se me lo prende vinciamo il campionato’. Era perplesso, Ancelotti aveva problemi serissimi alle ginocchia. Galliani fu mio complice, una notte mi telefonò e disse: ‘Con la Roma è tutto fatto, ora però convinci il presidente’. Sapevo che Berlusconi non dormiva e lo chiamai all’una e mezzo di notte. Convinto“.
Il 76enne di Fusignano continua nel racconto: “Come ha detto Costacurta, ‘quel Milan l’hanno copiato in tutto il mondo eccetto in Italia’. Per la verità non è più così, però lo fanno i peones, mi lasci dire. Una volta le piccole andavano a Milano e Torino a fare le barricate, ora vengono a giocare. I tecnici hanno conoscenze. Il problema è che tanti grandi club italiani sono gestiti da tattici, bravi, per carità, ma non da strateghi. Per France Football e per l’UEFA siamo il primo club, non l’ho detto io. Quando firmai al Milan, Berlusconi mi disse: ‘Dobbiamo essere campioni del mondo’. Siamo andati oltre il sogno. Ancelotti mi ha confessato di non aver capito la grandezza di quello che stavamo facendo. Se per questo, neanch’io“.
Infine una chiosa sul Milan odierno: “Stefano è sulla strada giusta. Deve scordarsi il tatticismo. Deve dare uno stile da Milan, riconoscibile. Una volta Gullit mi disse: ‘Mister, ma se non riusciamo a segnare perché negli ultimi dieci minuti non lanciamo palloni alti in area come tutti?’. Gli risposi: ‘Perché se per caso facciamo gol poi non giocheremo così solo per dieci minuti…’“.