Nella fervente ricerca del nuovo allenatore del Milan, il club rossonero si trova a un bivio cruciale che potrebbe definire il futuro immediato del club. Tra i nomi che circolano, nessuno sembra scaldare particolarmente il cuore dei tifosi, i quali si aspettavano forse un profilo di maggior rilievo per guidare la squadra in una fase così delicata. Van Bommel? No grazie, non ha esperienza. Lopetegui? Ma per carità! Tedesco? E chi è? Fonseca? Quello delle ciabatte De Fonseca? La mancanza di un “nome di grido” ha sollevato non poche perplessità: è davvero una scelta strategica del club o piuttosto la conseguenza di altre dinamiche?
La realpolitik del calcio moderno
Prima di tutto, è essenziale considerare il contesto economico e strategico in cui si muove il club. Il calcio di oggi richiede equilibri finanziari molto precisi e il Milan, come molti altri club europei, deve fare i conti con il fair play finanziario e con le perdite legate alle recenti stagioni complicate dalla pandemia.
Vero che, però, il prossimo sarà il quarto anno di fila in Champions League e questo qualcosa vorrà pure dire, in termini di pecunia. Questi fattori possono limitare significativamente la capacità di investire su un allenatore del Milan di alto profilo (ogni riferimento ad Antonio Conte non è per nulla casuale), i cui costi non si limitano allo stipendio, ma comprendono anche quelli del suo staff e delle eventuali clausole rescissorie.
Nuovo allenatore del Milan: e se fosse una strategia deliberata?
D’altra parte, la mancanza di un grande nome come nuovo allenatore del Milan potrebbe essere interpretata come una scelta deliberata della dirigenza, voluta per dare un segnale di cambiamento e per costruire un progetto a lungo termine basato su crescita e sviluppo piuttosto che su soluzioni immediate. Guardando a quanto fatto da club come l’Ajax o il Borussia Dortmund, è evidente che un progetto sportivo solido e coerente può portare successi anche senza necessariamente affidarsi a figure di spicco internazionale. Ma il Milan, si sa, non è l’Ajax e nemmeno il Borussia Dortmund.
Il rischio di una scommessa
Optare per un allenatore meno noto è indubbiamente una scommessa. I tifosi, naturalmente legati ai fasti passati e sempre in cerca di successi immediati, possono percepire questa scelta come un segnale di rinuncia o di mancanza di ambizione. Tuttavia, il calcio è ricco di storie di allenatori poco conosciuti che, una volta data loro la possibilità, hanno saputo trasformare squadre intere e ottenere risultati notevoli. Thiago Motta ne è un esempio, ma una cosa è farlo al Bologna, un’altra al Milan. Quindi, attenzione, tanto vale confermare Stefano Pioli a questa stregua (no, forse abbiamo esagerato scrivendo questo…).
Una manovra per un big?
Non si può escludere che la dirigenza rossonera possa avere in serbo una sorpresa, magari celando le vere intenzioni in attesa del momento giusto per annunciare un colpo grosso. Questa tattica potrebbe servire a mantenere bassa la pressione mediatica e a negoziare in una posizione di forza, senza esporre il club a speculazioni eccessive che potrebbero influenzare le trattative. Detto di Antonio Conte, anche un profilo come Maurizio Sarri potrebbe ingolosire i tifosi.
In conclusione, il nuovo allenatore del Milan potrebbe non essere il nome che i tifosi speravano di sentire, ma ciò non significa necessariamente che il club sia privo di ambizioni o direzioni. Piuttosto, potrebbe essere l’indicazione di una strategia più riflessiva e sostenibile, pensata per costruire su basi solide e durature. Resta da vedere se questa scelta porterà i frutti sperati, o se si rivelerà un passo falso nella gloriosa storia del club. In ogni caso, il vero giudice sarà il campo, e sarà il calcio giocato a dirci se la scelta fatta è stata quella giusta.
