Zbigniew (“Zibi”) Boniek ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Gazzetta.it in vista di Milan-Juventus, match in programma questa sera a San Siro alle ore 18. L’attuale vicepresidente dell’UEFA fu compagno di Stefano Pioli in bianconero nella stagione ’84-’85, quando il tecnico rossonero aveva solamente 18 anni, mentre il polacco 28. Ecco le sue parole.
Sul Pioli ragazzo ai tempi della Juventus: “Mi ricordo questo ragazzo giovane pieno di riccioli, entrato nel nostro gruppo come alternativa a Brio. Andava d’accordo con tutti, in cinque minuti aveva legato con tutti. Ma d’altra parte lui è uno che i rapporti li sa tenere e gestire molto bene, come dimostra anche adesso che ha 56 anni. Bisogna anche riconoscere che ai nostri tempi forse era più facile: non c’era bisogno di sociologi, psicologi e di parlarsi attraverso i social. Era tutto molto fluido“.
Sulle sue caratteristiche in campo: “Bravo tecnicamente, bravo di testa, un buon marcatore con buoni piedi. Giocava molto sull’anticipo, in campo era molto freddo. Ed equilibrato: mai sopra le righe dopo una vittoria importante, e per quanto riguarda le sconfitte… beh, non perdevamo quasi mai (ride, ndr). Insomma, era valido sotto tutti i punti di vista. Lo spazio per lui era quello che era, ma si vedeva chiaramente che nei momenti in cui era chiamato in causa, se la giocava tranquillamente. All’epoca avevamo undici titolari e cinque riserve, ma chi entrava dalla panchina di solito erano lui e Prandelli. Ragazzi eccezionali, intelligenti e bravi“.
Sulla sua carriera da allenatore: “Sì, si poteva immaginare che sarebbe potuto diventare un allenatore perché amava il pallone in tutte le sue forme. Non solo giocando o allenandosi. Amava discuterne, confrontarsi. Era riflessivo, con lui parlavi di tattica, gli piaceva studiare le partite. Quindi era immaginabile che avrebbe potuto fare cose importanti una volta smesso di giocare. Lui è bravissimo nel rapporto con i giocatori perché è una persona positiva. Nel calcio di oggi, dove si sta tanto tempo insieme, gli allenatori che non sanno gestire bene il gruppo e finiscono col creare tensione, fanno poca strada“.
Su un eventuale incarico da c.t.: “Questione delicata che ovviamente non mi compete, però non vedo nulla che potrebbe escludere questo scenario. È diventato un allenatore completo, ha portato avanti il progetto Milan, ha vinto lo scudetto basandosi non sui singoli ma sul gruppo. E gestire un progetto collettivamente non è facile. L’Inter l’anno scorso era più forte in termini di rosa, ma lui ha gestito il Milan in modo tale da far prevalere la forza del gruppo, coinvolgendo anche chi giocava meno“.
Sulla sua capacità di gestione della rosa: “Il suo più grande merito? Direi di sì, perché riesce a far stare allegri, concentrati e allo stesso tempo tranquilli i giocatori. Vorrei anche sottolineare come sia stato molto bravo a gestire Ibra, che non è esattamente un tipo facile…“.
Su De Ketelaere: “Occorre stare molto attenti ai giudizi, non ha ancora fatto la differenza ma si vede che sa fare tante cose. Diamogli un po’ di tempo“.
Su Milan-Juventus: “Beh, da un lato ci sarà un mio ex compagno che stimo molto, dall’altro i colori della mia ex squadra a cui sono legato. Io peraltro non ho problemi con la Juve, semmai sono loro ad averli con me… Comunque è una sfida che non ha pronostici: gara da tripla, anche perché a San Siro di solito la Juve gioca sempre bene“.
