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Tonali a DAZN: “Non mi riesco ancora a spiegare il mese di gennaio. In Champions non ci siamo dati un obiettivo, vogliamo…”

Sandro Tonali ha rilasciato una lunga intervista a DAZN in cui ha parlato di tutta la sua esperienza al Milan, dall’arrivo ad oggi. Queste le parole di Tonali:

Sui suoi inizi: “Sono partito attaccante, poi giravo per il campo come si usa fare da piccolo. Attaccante era il mio ruolo preferito, però dopo sono venuto sempre più indietro fino a ritrovarmi centrocampista”.

Se sente ancora i compagni che aveva da piccolo: “Si, tantissimi. Siamo rimasti un gruppo per tanti anni, quindi li sento spesso”.

Se aveva già in testa di diventare calciatore: “No, quando ero molto piccolo era un sogno, ma non era un’ossessione, che poi mi è arrivata quando ero a Piacenza ad 11 anni, perché quando intraprendi questa strada è brutto fallire. Io sono stato fortunato e bravo a scegliere persone che mi volessero bene, ovunque io sia andato”.

Sul paragone con Pirlo: “Qui al Milan succede meno, ma al Brescia lo facevano spesso ed era diventato pesante, perché era come se dovessi dimostrare di essere come Andrea”.

Sulle parole di Pirlo, che lo reputa bravo perché guarda avanti: “Nel calcio attuale è importante fare possesso in attacco e guardare sempre avanti ti aiuta”.

Su chi era il suo idolo: “La prima maglia è stata di Lampard del Chelsea, poi sono arrivate quelle del Milan”.

Sul perché è milanista: “Nasce da mio padre, che seguiva molto il Milan, andava sempre allo stadio, anche in trasferta. Da giovane era un ultras, poi quando ha avuto figli ha dedicato più tempo alla famiglia. Ora viene a vedere me. Se mi portava allo stadio? In realtà lo faceva più mia mamma, perché a lui non piaceva andare a vedere le partite in tribuna”.

Sulla prima volta a San Siro: “Milan-Chievo, vinta dal Milan con gol di Seedorf all’ultimo secondo. Mi piaceva molto andare a San Siro, e andandoci da tifoso non pensavo di tornarci da rossonero, perché giocavo e vedevo un calcio diverso, lontano. Vedere la Serie A era una passione, non avrei mai immaginato di arrivare qui”.

Sull’arrivo al Milan: “C’era in ballo il mio trasferimento e io avevo chiesto la squadra e se fosse possibile il Milan. Ne parlavo tanto col mio procuratore e poi con mia mamma perché è la persona a cui dico tutto. Io ci speravo giorno e notte, poi mi è arrivata la notizia di una prima possibilità, ma senza sicurezza. I giorni successivi sono stati un delirio, un giorno era si e l’altro no, ci abbiamo messo 20 giorni alla fine”.

Sul primo anno: “Il primo anno è stato difficilissimo: dividere il Milan da giocatore e quello da tifoso è veramente complicato. Anche quando giocavo a Brescia andavo a vedere il Milan allo stadio perché ancora non mi riconoscevano. Dopo un periodo di assestamento però sono riuscito a fare questa divisione ed è andata bene”.

Su questo peso: “Era un peso un po’ perché ero tifoso, un po’ per mio papà e la mia famiglia, tutti milanisti come i miei amici. Ero in un posto in cui dovevo cercare di non deludere nessuno. I primi momenti ho avuto paura, perché da Brescia cambiava tutto, dallo stadio alla gente, ma anche il modo di gestire le partite e la squadra. Poi sono cambiato anche io, con difficoltà, con ostacoli più grandi di me ma con l’aiuto del mister, che soprattutto nel primo anno mi ha aiutato in tutti i modi, dentro e fuori dal campo, perché da brava persona ha saputo gestire le mie difficoltà, come sta facendo ora con alcuni compagni”.

Se ha mai dubitato di sé: “No, avevo sempre persone vicine che non volevano questi pensieri e non mi hanno mai portato su quella strada. Ho anche avuto la fortuna d giocare con lo stadio chiuso, che può sembrare niente ma a San Siro è tanto. Anche questa cosa mi ha portato poi il secondo anno ad entrare nei meccanismi e a voler spaccare tutto, perché c’era solo quello da fare in quei momenti per dare una svolta dopo il primo anno. Appena sono entrato in campo il secondo anno ho capito subito di stare bene ed ero sicuro di me, poi giocare titolare tante volte di fila mi ha dato ancora più forza e lì ho capito che avevo fatto lo step giusto per salire di qualità”.

Se ha portato le difficoltà del primo anno metabolizzate: “Non mi sono scordato dei primi 10 mesi, non volevo un riscatto ma dovevo solo andare dritto, ma era una liberazione giocare il secondo anno, ho tirato fuori cose che nel primo anno non ero riuscito a fare”.

Su Maldini: “Sia lui che Massara hanno fatto tanto sia il primo anno che dopo per tenermi, mi hanno sempre voluto bene. Questo è un riconoscimento che avrò per sempre verso di loro”.

Su De Ketelaere: “Ne parlavo con un collaboratore del mister e dicevo che è una cosa normale, è la stessa cosa che è successa a me, solo che lui gioca con i riflettori di un cartellino pagato tanto, di uno stadio pieno e come giocatore che deve risolvere le partite; è un grande giocatore, sappiamo tutti delle sue qualità, deve trovare sicurezze che dobbiamo anche dargli noi, però quando entra fa vedere le sue qualità, deve solo azzeccare tutta una partita e poi vedremo tutti il vero De Ketelaere”. 

Su Leao: “E’ un ragazzo particolare, è un buono sia fuori dal campo che dentro, e questa cosa può pesare, perché in campo devi essere buono ma fino ad un certo punto. Come visto quest’anno e l’anno scorso, è un giocatore che per essere marcato servono due uomini. Se ha l’ambizione di essere sempre il più forte? Si, quando si accende lui, andiamo in porta in un secondo, lo può fare sempre, magari non sta avendo la continuità dell’anno scorso in cui era sempre infermabile, però va stimolato. Ha un grande talento, è il più forte e deve mettere questa qualità in campo sempre”. 

Su Ibrahimovic: “Diventato troppo calmo? Non sempre (ride,ndr). Voglio giocare contro di lui in allenamento, ti stimola giocarci contro. Se lo batto lo prendo in giro, perché ogni volta che perdi lui ti massacra, quindi quando vinci hai una sorta di arma”.

Sulla crisi di gennaio: “In 5 minuti di Milan-Roma è crollato un po’ un castello che avevamo creato. Il problema è che sono riuscito ancora a trovare un motivo e una spiegazione. Torno indietro a quel mese e ripenso agli allenamenti e alle preparazioni alle partite e non capisco come sia possibile prendere gol al primo tiro e crollare. Forse dato che ci siamo sempre allenati al 100%, quando si arrivava alla partita perdevamo fiducia dopo un tiro subito e mollavamo, eravamo troppi fragili. La cura era tornare a vincere e tornare a giocare con coraggio anche quando devi difendere, che è il modo per tornare ad attaccare. Non abbiamo dimenticato quel mese, com’è giusto, ma lo abbiamo studiato e abbiamo preso piccole cose che vanno tenute sempre con noi. E’ stata una follia avere quelle 7-8 partite, ne possono capitare due o tre, ma sette sono troppe”. 

Sul cambio di modulo e la difesa a tre: “Quando entri in campo abituato a giocare uomo contro uomo e devi cambiare tutto è molto difficile, però in un momento così delicato è stata la svolta, è stata una decisione che ci ha aiutato. Non abbiamo giocato il nostro solito calcio, non eravamo felicissimi in campo ma eravamo più sicuri e solidi”. 

Sulla Champions League: “Io e i miei compagni sappiamo che è la competizione più bella che si possa giocare con il club, e poterla giocare col Milan dopo che l’anno scorso avevamo fallito, perché potevamo fare meglio in alcune partite, come con l’Atletico Madrid in casa in cui stavamo dominando, poi è arrivato il rosso, poi anche col Porto, in cui abbiamo preso quel gol, è una grande emozione. Perché dico che abbiamo fallito? Perchè siamo il Milan e non possiamo uscire ai gironi anche se è il primo anno e sbaglia l’arbitro. Quest’anno abbiamo dimostrato che quando giochiamo da Milan possiamo andare avanti. Abbiamo la fortuna che non ci siamo dati un obiettivo e che quindi non saremo delusi, ma saremo solo ambiziosi e felici e vogliamo giocare liberi di testa e di gambe. Dobbiamo giocare come se fosse solo la nostra partita”. 

Su cosa chiederebbe a Santa Lucia per il finale di stagione: “La finale di Champions. Per vincerla chiaramente…”.

Udinese-Milan: Sandro Tonali, Fodé Ballo-Touré, Lazar Samardzic, Rafael Leao (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Udinese-Milan: Sandro Tonali, Fodé Ballo-Touré, Lazar Samardzic, Rafael Leao (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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