Era una serata loose loose quella di ieri e lo era a maggior ragione per Pioli. Al di là delle parole di circostanza dell’AD Furlani, la linea sembra tracciata e con ogni probabilità lo è anche da tempo. L’eliminazione dall’Europa League e l’ennesimo derby perso, hanno solo ulteriormente certificato la chiusura del suo ciclo tecnico.
Vincere avrebbe solo rimandato la festa dei cugini, perdere avrebbe ed ha fatto sprofondare nello sconforto una buona parte della tifoseria. Sei stracittadine consecutive senza ne pareggi ne vittorie, è una striscia davvero poco invidiabile, di quelle da bloccare al più presto e non rivivere mai più.
Durante il match si son viste le solite insicurezze, sommate alle consuete ed ulteriori incertezze da derby. Dove i centrali difensivi sono in balia delle due punte nerazzurre, dove la mediana pare non esserci e gli esterni vanno troppo spesso in affanno. Per non parlare dei calci d’angolo, lì puntualmente si verifica l’amnesia collettiva che pone la gara in salita.
Altra sconfitta e altro assetto tattico. Ancora una volta squadra stravolta dal punto di vista dell’assetto e in questa circostanza con soli due giorni effettivi di lavoro a Milanello. Pochissimi per preparare un modulo così diverso.
Non semplice nemmeno la lettura da fuori, perché la prima frazione che comunque ha indirizzato la partita, Pioli l’ha pensata con una sorta di 352 con Calabria più vicino a Gabbia e Tomori, e Musah esterno destro quasi a tutta fascia, così come Theo sulla mancina. A spartirsi il centrocampo, con distanza non trovate purtroppo, Adli, Reijnders e Pulisic e riferimenti più alti invece Leao e Loftus-Cheek, ma molto centrali.
Gli spazi non sono mai stati occupati bene e questo al solito ha evidenziato le debolezze più di quanto magari fosse lecito attendersi. La squadra lunga è un refrain ormai consolidato e con l’idea di togliere riferimenti all’avversario, forse ne ha pochi anche il Milan stesso.
La ripresa è un terno al lotto di scelte sempre più offensive, che se non altro fanno rivedere Rafa largo a sinistra dove è più efficace. Ma sfortunatamente fanno vedere anche quanto Giroud ormai sia svuotato dall’energia mistica che tanto ci ha trascinato. Mentre sempre troppo tardi entra Okafor, giocatore che l’anno prossimo speriamo abbia molti più minuti.
Tanta confusione, tante idee ma davvero sempre meno concrete e sempre più complesse da seguire anche per i giocatori. Quando si cambia così tanto per fronteggiare un avversario, già si parte in svantaggio e non ce n’era bisogno. Un nuovo corso dovrà dimostrarsi forte anche in queste scelte, e nella coerenza tattica.