HomePrimo PianoSuso e il Milan. Gioie, dolori ed una plusvalenza da 24 milioni

Suso e il Milan. Gioie, dolori ed una plusvalenza da 24 milioni

La storia d’amore tra Suso e il Milan è definitivamente finita. Ieri sera, con la matematica qualificazione del Siviglia alla prossima Champions League, è scattato l’obbligo di riscatto che gli andalusi si erano impegnati ad esercitare con il Milan al raggiungimento dell’obiettivo europeo. Ottima notizia per i rossoneri che, dunque, potranno mettere a bilancio un’importante plusvalenza di 24 milioni di euro nelle casse societarie. Una cessione ormai voluta ed appoggiata da tutti, soprattutto dopo l’ultima mezza stagione deludente dello spagnolo con il Diavolo, ma che non deve far cadere nell’oblio quanto di buono fatto dall’esterno d’attacco con la maglia del Milan. Suso, infatti, nel complesso ha giocato al Milan per tre stagioni intere, più altre tre mezze stagioni. Arrivato nel gennaio 2015, con Pippo Inzaghi in panchina, ha giocato poco nei suoi primi mesi in rossonero, così come ancor meno fu impiegato da Sinisa Mihajlovic dall’agosto al dicembre 2015, prima di passare al Genoa sotto la gestione di Gasperini. In Liguria si cominciarono ad intravedere un po’ le sue doti e concluse quella seconda parte di stagione con 6 gol e un assist all’attivo. Il Milan, che intanto era passato sotto la guida tecnica di Vincenzo Montella, si convinse a riportarlo a casa nell’estate del 2016 e da lì in poi, almeno fino al gennaio di quest’anno, lo spagnolo è stato un elemento insostituibile nello scacchiere tattico di tutti gli allenatori rossoneri: da Montella a Gattuso, da Giampaolo al primo Pioli. 152 presenze e 24 gol nel complesso per lui con la maglia del Milan, tra campionato e coppe, e un rapporto di odio e amore con tutto il popolo rossonero.

Suso e il Milan, da insostituibile a indesiderato. La parabola discendente dello spagnolo in rossonero

C’è una parola che può descrivere al meglio l’esperienza di Suso in rossonero e può esserne il leitmotiv perfetto: discontinuità. Sì, perché Jesus Fernandez Saez con il Milan e per il Milan è stato un elemento importantissimo, probabilmente il miglior giocatore dell’intera rosa milanista, il più decisivo, il più influente nelle sue tre stagioni con Montella e Gattuso ed ha anche conquistato la nazionale spagnola, ma nello stesso tempo ha anche influito in maniera negativa sul gioco e le prestazioni della squadra quando la luna girava in maniera storta. Eh sì, perché il suo giocare costantemente in quella mattonella, quel partire da destra per poi accentrarsi verso sinistra con il suo mancino e provare la giocata per qualche compagno o per liberarsi al tiro, è stato allo stesso tempo un fattore che faceva la differenza ed un limite per il Milan delle ultime stagioni. Nelle giornate di grazia dello spagnolo il Diavolo ne usufruiva e riusciva a far punti ed a giocare anche spesso bene a calcio, in quelle in cui non ne beccava mezza, purtroppo, le cose si complicavano terribilmente, la squadra soffriva l’umoralità del suo esterno-fantasista e diventava prevedibile. In generale, nelle sue tre stagioni rossonere, Suso ha dato il meglio di sé nei primi mesi, da agosto e dicembre di ogni annata, e la squadra girava spesso nel verso giusto, poi si spegneva e metteva in difficoltà tutta la manovra. L’apice di questa discontinuità si è toccata in questa stagione, quando Giampaolo è stato costretto a cambiare idea di calcio e modulo per far giocare lo spagnolo, ma ne è rimasto vittima ed è stato esonerato. Anche Pioli ha insistito con il 4-3-3 e con Suso al centro del villaggio, ma l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic ha cambiato tutto ed il Milan per la prima volta ha pensato di poter fare a meno del suo esterno.

Suso e il Milan. Grazie di tutto e senza rancore, la plusvalenza cancella ogni dolore 

Diventato panchinaro, per la prima volta sostituibile, messo ai margini del progetto e fischiato da quasi tutto San Siro ogni volta che scendeva in campo o toccava palla, per il Milan e per Suso non c’era altra opzione che cercare un’altra soluzione. Il mercato di gennaio ha diviso le due strade ed ha portato lo spagnolo a casa sua, al Siviglia. La squadra andalusa ha posto una sola condizione per il suo acquisto definitivo: alla conquista della Champions scatta l’obbligo del riscatto fissato a 24 milioni. Ieri l’ufficialità. Suso per il Milan diventa una preziosa plusvalenza da 24 milioni che, unita a quella di 22 milioni fatta l’estate scorsa con Cutrone, porta 46 milioni di plusvalenza netta nelle casse dei rossoneri. In tempi di fair play finanziario e con l’Uefa che continua ad avere un occhio di riguardo verso i conti e le casse rossonere, evidentemente una manna dal cielo per Gazidis e soci. Una soluzione che accontenta tutti: il Milan che non credeva più nel giocatore, Suso che aveva più volte espresso il desiderio di andare a giocare in Spagna, suo Paese d’origine ed il Siviglia che si ritrova un elemento utile per il suo 4-3-3. Nel Milan, presente e futuro, non c’era più spazio per un giocatore che è stato croce e delizia, ha portato gioie e dolori e, più di ogni altro, ha diviso critica e tifosi negli ultimi anni circa il suo rendimento e la sua utilità. Anche chi vi parla ha avuto emozioni e pareri contrastanti. Per me è stato per tre stagioni una delle poche luci che accendevano un Milan spento e mediocre, uno dalla tecnica e qualità superiore a quella dei suoi compagni (quasi tutti), uno che però, nel bene e nel male, condizionava troppo il gioco ed i risultati dei rossoneri. La doppietta al derby del novembre 2016, però, resterà sempre nei nostri cuori e sarà difficile da cancellare.

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