In questa pausa nazionali che è apparsa un’eternità per i tifosi rossoneri, si è parlato pochissimo di campo. Nonostante i giocatori del Milan abbiano giocato più minuti combinati rispetto a qualsiasi altro club italiano, i giornali hanno inchiostrato relativamente poco su questioni di tattica, tecnica o attitudine.
Il Diavolo intanto in questa sosta ha perso almeno fino a gennaio Bennacer, per la severa lesione muscolare che si è procurato con l’Algeria, e ho scoperto in Reijnders un centrocampista avanzato atipico che in due gare con l’Olanda ha messo a referto due gol e un assist. Ritrova un Leao più ispirato, il solito sigillo di Pulisic con gli USA, Pavlovic come pedina importante anche per la Serbia, mentre per i tre francesi, Jovic, Chukwu e Musah minuti significativi ma dimenticabili.
Come predetto tuttavia il focus principale di questa pausa, a livello mediatico, è stato più che altro relativo ad ambiti gestionali del club. Una situazione stadio tutta da chiarire, con nessuna nota ufficiale nonostante le tante voci peraltro piuttosto contrastanti: restauro di San Siro, nuovo stadio accanto sempre con l’Inter o nuova struttura indipendente a San Donato?
La sosta delle critiche… a Ibra!
A questi dubbi si sono aggiunti più forti che in altri momenti, gli interrogativi specificamente sulla figura Ibrahimovic. A Roma con la Lazio non è stato presente, Furlani ha specificato poi per impegni lavorativi pregressi e non in vacanza. Ora però la sua assenza a Milanello, col primo giorno a ranghi completi post nazionali, e la sua non confermata presenza al Meazza per il match col Venezia, ha dato il là ad alcune speculazioni.
Per Repubblica addirittura c’è qualche tensione tra Cardinale e Ibra per via della gaffe con IShowSpeed per quel siparietto infelice durante la diretta YouTube. Anche se per la verità si fatica a pensare possa esser così incidente visto che ormai è di più di due mesi fa. Fece giustamente discutere ma forse non è più tempo per una polemica legata a quella questione ora.
Enrico Curró sul quotidiano romano rincara poi la dose, sostenendo che in estate i dissapori di Zlatan siano arrivati fino al Milan Primavera e alla gestione di Abate. In modo piuttosto frontale il giornalista ritiene che dietro alla firma di Camarda posticipata ci siano un conflitto di interessi con le firme dei figli di Ibrahimovic, un’indiscrezione molto forte che probabilmente andava circostanziata meglio. Scritta così pare più una provocazione per attaccare lo svedese che non un fatto di cronaca.
Per ultimo poi in ordine temporale, sono arrivate le parole di Peppe Di Stefano a Sky Sport: “Il Milan in questi anni era abituato a presenze fisse a Milanello. L’idea di questa proprietà per ora è un’altra”. Anche qui sembra molto tranchant e poco attinente alla verità, perché – sebbene non oggi – in generale a Carnago Zlatan in questi mesi si è visto spesso.
La sensazione è che Ibra non abbia attenuanti. È un front man e come tale ha gli occhi addosso di molti. Alcune sue scelte sono criticabili e anche noi di MilanPress abbiamo fatto osservazioni a riguardo. Tuttavia queste simultanee accuse, sono arrivate da molte parti, abbiamo citato solo quelle di quest’oggi, sembrano eccessive per un neo dirigente. Per un nuovo incarico serve tempo, anche a chi usa l’ironia da super eroe come fa Ibra. Resta la certezza che l’ambiente Milan ripone grande speranza in lui e che darà il suo meglio crediamo sia indubbio. Presto capiremo con che piglio rientrerà tra i ranghi.