Tra le tante lacune evidenziate dalla sconfitta di sabato sera, non certamente ultima è stata la mancanza di leadership. Al di là dei nuovi innesti, dell’età media sempre piuttosto bassa che di per sè non dovrebbe rappresentare un limite, è stato piuttosto desolante il modo in cui la squadra sia stata in campo, in ognuna delle fasi della gara.
Non c’è stata una vera reazione dopo l’ennesimo gol a freddo. Non c’è stata la scossa dopo aver accorciato le distanze, nonostante vi fosse molto ancora da giocare e, notizia peggiore, l’encefalogramma è restato piatto anche quando poi i nerazzurri hanno dilagato. Dal primo all’ultimo minuto non c’è stata la sensazione che il Milan avesse più voglia, più motivazioni dell’avversario.
Giroud nella prima frazione ha provato a dare qualche occhiataccia ai suoi per spronarli, poi più nulla. Kjaer è sembrato lui stesso impaurito in un paio di disimpegni almeno, dove avrebbe potuto lasciar correre palla a Maignan e invece ha concesso nuovi possessi all’Inter. Erano le situazioni dove lo scorso anno il danese si arrabbiava con Tatarusanu quando non gli chiamava magari il pallone e i difensori erano costretti a spazzare. Ebbene al derby quel timore l’hanno avuto in pratica tutta la partita.
E’ spiacevole ma oggettivo, anche i top rossoneri non si sono visti e tantomeno sentiti. Forse la visita di Zlatan a Milanello quest’oggi era già programmata, ma la tempistica rimane piuttosto particolare. Dire ad alta voce che siamo pronti a grandi sfide, ostentarlo nelle grandi vigilie, non ci rende automaticamente preparati. Servirà personalità sul campo e servirà presto. Chi raccoglierà la sfida?