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Simic: “Essere al Milan mi sembra surreale. Quando ripenso al gol col Monza mi viene ancora la pelle d’oca, è stata un’emozione incredibile”

Jan-Carlo Simic, che in stagione ha giocato sia con la Primavera che con la prima squadra, ha parlato ai microfoni di Milan TV della sua carriera fino ad ora. Queste le parole di Simic:

Sugli inizi della sua carriera: “Quando ero un bambino giocavo vicino a casa, mio papà era il mio allenatore, poi sono andato in una squadra di Serie D tedesca, dopo l’Under 13 mi ha chiamato lo Stoccarda in cui sono stato fino all’Under 17”.

Sui suoi primi anni: “Sono cresciuto in Germania, ho fatto lì tutto il mio percorso, ma a casa parlo serbo per i miei genitori. Mi sento legato alla nazionale serba? Si molto, ho iniziato a giocarci dall’Under 16, l’anno scorso siamo arrivati terzi all’Europeo. Il mio sogno è arrivare in nazionale maggiore, spero di farcela (traguardo raggiunto, convocato per le prossime amichevoli, ndr)”.

Sul momento in cui ha scoperto dell’interesse del Milan: “Allo Stoccarda sono stato 4 anni. Ricordo che ero in palestra a sentire la musica, poi mi ha chiamato mio padre che mi ha detto ‘Ti vuole il Milan’. All’inizio non ci credevo ma lui mi ha detto ‘No, veramente, vogliono comprarti’. Io non ci credevo. Ero molto contento ma anche nervoso, perché è un passo grandissimo cambiare paese in cui si parla un’altra lingua, però alla fine sono contento di essere venuto qua. Famiglia? Il primo mese l’ho passato in convitto, poi sono arrivati anche loro, è importante averli qui per parlarci”.

Sull’arrivo al Milan: “All’inizio parlavo in inglese con qualche compagno, l’italiano poi l’ho imparato in circa un mese e mezzo, in convitto avevo tanto tempo libero, per cui ho imparato veloce. Sono arrivato che avevano giocato già qualche partita. Ricordo la prima volta in area video: 45 minuti, che mi ha stupito molto perché in Germania si sta molto bene. In più non avevo capito nulla, per cui ho deciso che, sia per giocare che per rispetto di tutti, dovevo imparare velocemente l’italiano”.

Su Abate: “Mister Abate è il numero 1, mi ha fatto vedere come si gioca qua in Italia, è lui che mi ha preparato per il grande passo per la prima squadra, è anche grazie a lui che sono stato così pronto per giocare in Serie A”.

Sulla prima convocazione in prima squadra e il gol: “Sapevo già prima che dovevo essere prontissimo perché era una situazione difficile per gli infortuni. Al 20′ si è fatto male Pobega e il mister mi ha detto ‘Riscaldati’, poi dopo due corse e sono entrato. Un’emozione incredibile, rivedendo le foto e i video anche adesso mi viene la pelle d’oca. Il gol? Sul calcio d’angolo salgo sempre perché sono forte di testa, poi ho visto la palla che arrivava a Rafa mi sono detto ‘Vai ci provo e vediamo cosa succede’. Quando poi è arrivata la palla non ci credevo neanche io, l’ho buttata dentro e non capivo niente, ricordo solo Rafa e la panchina che mi abbracciavano, una sensazione incredibile. Stadio che dice il mio nome? Non l’ho neanche sentito, ho solo pensato ai miei genitori, dopo la partita in macchina con loro ero molto emozionato”.

Sulla sua mentalità: “Io cerco di sempre di arrivare due ore prima dell’inizio dell’allenamento, dopo mi fermo per altre due ore per migliorare sulle cose personali. La Serie A è molto fisica, ci sono giocatori grossi e forti, si deve lavorare molto sia fisicamente che mentalmente. Lavoro per essere forte”.

Su come si trova con Abate e Pioli: “Con entrambi ho un rapporto molto bello. Con Abate ho passato più tempo, io e lui abbiamo la stessa mentalità, lui arriva anche prima di me, è un grandissimo professionista. Mi ha fatto crescere e migliorare, anche quando faccio bene mi dice le cose in cui posso migliorare, che è una cosa che mi gasa e mi fa dare sempre il massimo. Anche con Pioli ho un bel rapporto, lui ha più esperienza, anche lui cerca sempre di farmi migliorare sui dettagli, poi mi ha dato fiducia. Sarò per sempre grato a tutti e due”.

Sul rapporto con la Primavera: “In Primavera sono amico con tutti, qualche volta usciamo tutti insieme, non ci sono mai stati problemi tra di noi. In prima squadra mi trovo bene con Thiaw perché è tedesco, ma anche con Kjaer, che è il mio mentore e cerca sempre di farmi migliorare, mi spiega sempre le cose in cui posso fare di più. Ho anche un bel rapporto con Jovic, che è serbo: ha delle qualità incredibili, anche come uomo, anche lui cerca sempre di darmi consigli”.

Su cosa vuole dire ai ragazzi europei che sognano di giocare al Milan: “Il Milan per me è un mistero perché ogni giorno vede il logo e chiedo a mia mamma se è vero che gioco qui, mi sembra tutto surreale. Ai giovani dico solo di avere pazienza e di lavorare duro e più degli altri. Posso migliorare in tante cose, ma sono orgoglioso del mio percorso e di dove sono arrivato”.

Milan-Monza: l'esultanza di Simic, Pulisic e Leao (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-Monza: l’esultanza di Simic, Pulisic e Leao (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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