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Shevchenko: “Quando sono arrivato al Milan sapevo che fosse una società fantastica. Per il ritorno con l’Inter dobbiamo essere positivi”

Intervenuto all’evento Milano Football Week organizzato dalla Gazzetta dello Sport, Andriy Shevchenko ha concesso una lunga chiacchierata in cui parla del Milan del passato e tutti i suoi bei ricordi, passando al Milan attuale e all’Euroderby e alla Guerra in Ucraina. Ecco le sue dichiarazioni:

Grazie alla Gazzetta dello Sport per questo incontro e per la donazione che la Gazzetta ha fatto per un progetto in Ucraina. La mia carriera al Milan è stata fantastica, fin dall’inizio. Sono arrivato qua e sapevo che arrivavo in un grande club, con grandi campioni e un grande allenatore. Io venivo dalla Dinamo Kiev ed è stato uno step importante: giocare nel campionato più importante e lottare per la Champions. Ho trovato una famiglia, la grandezza dei giocatori, da Maldini a Costacurta, passando per Albertini e gli altri. Questi campioni mi hanno abbracciato e mi hanno aiutato a conoscere il Milan, Milano, la cultura italiana. Mi hanno dato una grande mano. Qua mi sono sempre sentito a mio agio e ho espresso le mie qualità al meglio. Fin dall’allenamento. Mi ricordo la tripletta contro la Lazio all’Olimpico, con Nesta che mi marcava e che poi sarebbe diventato mio compagno“.

Volevo venire a Milano e diventare un giocatore forte anche per altri ucraini. Il Pallone d’Oro è sempre stato un sogno fin da bambino. Guardavo gli altri ucraini che hanno vinto il Pallone d’Oro e sono cresciuto per fare come Blochin e Bjelanov. Poi quando sono arrivato al Milan il target è diventato Van Basten. È stata una strada difficile arrivare a vincere il Pallone d’Oro, ma ci sono riuscito grazie ai compagni del Milan e della nazionale. Mi ricordo di Braida che venne a Kiev per convincermi a firmare per il Milan e mi regalò la maglia rossonera dicendomi che con questa avrei vinto il Pallone d’Oro. Andò meno bene quando mi vide a vedere Galliani, ma mi prese comunque. A Milano ero già venuto per un torneo giovanile con la Dinamo, ero stato a San Siro e ho avuto la sensazione che ci sarei tornato ancora in futuro“.

È stata un’emozione unica vincere la Champions, ma quella stagione per me non è stata facile perché era iniziata male. Mi sono fatto male nella prima gara di qualificazione alla Champions e sono stato fuori per tre mesi. Sono rientrato e Ancelotti aveva cambiato schema di gioco: prima giocavamo con due punte, poi con l’Albero di Natale che a me non piaceva tanto. Inzaghi giocava prima punta con Rivaldo e Rui Costa dietro di lui; io sedevo in panchina e soffrivo. Ho aspettato il mio momento che è arrivato nella gara contro il Real Madrid. Ancelotti mi chiamò prima della sfida per dirmi che mi dava un’occasione. Carlo è un vincente e ha vinto tutto non per caso: creava e crea un rapporto con i calciatori. Quando mi ha dato quell’occasione ero già motivato, ma dopo quelle parole lo ero ancora di più. Da lì in poi la mia stagione è ripartita: c’è stata la semifinale contro l’Inter molto sofferta e poi la finale bellissima. La tensione si sentiva in città per l’Euroderby. Con Clarence abbiamo parlato prima: sapevamo che non avremmo avuto spazio perché mi marcava Cordoba che mi stava vicino. Così ho chiesto a Clarence e gli ho detto di darmi la palla al momento giusto, scaricandomi la sfera al momento giusto. Io ci ho messo l’istinto per segnare“.

Si nasce con il talento ma per essere campioni ci vogliono impegno, disciplina, intelligenza, voglia di migliorare e il desiderio di trovare sempre nuovi obiettivi. Devi essere bravo a gestire la pressione: i campioni ci riescono. Nella mia vita ci sono state persone che mi hanno trasformato: io sarò sempre grato a loro. Lobanovskj è un esempio di grande allenatore, di grande intelligenza. Ha cambiato il calcio mondiale e me… Mi ha trasmesso la voglia di sacrificio e la disciplina. Ha trasformato la squadra che era buona, ma non ottima. Abbiamo giocato la semifinale di Champions League con la Dinamo. Poi ho vinto la Champions con il Milan, quando lui era il mio c.t. con l’Ucraina. Quando sono arrivato al Milan ho portato il programma di lavoro che facevo alla Dinamo e facevo sedute extra con l’ok di Zaccheroni“.

Rino era uno che aveva una voglia di lavorare pazzesca e viveva quella doppia sfida con grande trasporto. Io cercavo di guardare i giocatori di esperienza, in particolare Maldini e Costacurta che avevano sempre l’esperienza e la tranquillità per gestire ogni momento, anche quelli prima di quella doppia semifinale di Champions del 2003. Nella vita sono una persona positiva. Dimentichiamo il primo tempo di mercoledì. Nella ripresa la squadra è entrata con lo spirito giusto. Se il Milan riguarda il suo piano di gioco e ha l’atteggiamento del secondo tempo, si può giocare le sue chance nel ritorno di martedì. Gli allenatori hanno grandi pressioni e ho grande rispetto per Pioli che ha vinto il campionato ed è arrivato in semifinale di Champions. Io sono positivo nonostante lo 0-2 dell’andata: se i giocatori entrano in campo come nella ripresa di mercoledì può succedere di tutto. Chi andrà in finale non è ancora deciso“.

Sono fiero del mio Paese di come difende i propri diritti. Sono fiero dei nostri soldati che combattono per il nostro Paese che si è riunito insieme. Lo sport è una speranza perché ha un valore enorme, dà speranza e unisce le persone. Sono stato nello stadio di Irpin’, in uno stadio distrutto, in una città che è stata devastata in modo feroce. Lì, nonostante tutto questo, ho visto dei bambini ucraini che giocavano e si divertivano. Si sono dimenticati per qualche istante della guerra. Durante le mie visite a Kiev vado in ospedale e lì ho incontrato una bambina di 6 anni che ha una storia incredibile. Un missile ha colpito la sua casa e lei ha perso una gamba: le hanno messo una protesi e per tanto tempo lei non sorrideva. I medici e i familiari erano preoccupati. Piano piano hanno scoperto che attraverso lo sport stava tornando a vivere. L’ho incontrata e abbiamo fatto una specie di gioco con la palla e in quel momento ha sorriso. Quel sorriso mi ha commosso. Bisognerà ricostruire il Paese dopo che avremo vinto la guerra. Perché io sono sicuro che vinceremo la guerra“.

Grazie per la vostra solidarietà che ci fa sentire umani. L’Italia sta supportando l’Ucraina e vi ringrazio. Questa guerra sta andando avanti da più di un anno e l’attenzione sull’Ucraina sta diminuendo purtroppo. Ogni volta che vado in tv cerco di sottolineare che la guerra va ancora avanti e i bambini muoiono ancora. Ci sono attacchi di droni, missili ecc. I valori che l’Ucraina sta difendendo sono i valori della democrazia, valori di tutti noi. L’Ucraina sta lottando per avere la sua lingua, la sua identità, la sua democrazia. Ogni volta per me è un traguardo raggiunto quando attiro l’attenzione su quello che sta accadendo. Lo chiedo anche a voi: supportate l’Ucraina“.

Il mio secondo figlio ha fatto il settore giovanile nel Chelsea e adesso è al Watford. Ha ambizione, anche se sa che la strada per diventare un calciatore professionista è lunga. Lui vuole provarci e combatte per questo. La mia famiglia è fantastica e moglie Kristen è unica“.

Andriy Shevchenko
Andriy Shevchenko – MilanPress, robe dell’alto diavolo

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