Dopo oltre cento giorni anche Gazidis ha fatto il suo rientro, ora a Milanello si respira davvero la normalità. A due giorni dalla gara più importante della stagione, la squadra si è ritrovata in un cerchio di confronto con l’amministratore delegato. Come ai vecchi tempi, tutto come prima. A due giorni dalla gara che determinerà le sorti di un’annata intera, il confronto ha preso piede. Acceso, pacato, chiarificatore che sia… A due giorni dalla semifinale decisiva contro la Juventus, l’armonia avrebbe dovuto regnare in quel di Milanello. Dopo mesi di lontananza, un ulteriore sforzo di attesa per i chiarimenti, anche quelli che non vanno giù. Un’attesa fondamentale per la serenità di tutti. E invece no. La discussione tra Ibrahimovic e Gazidis ha dunque riempito le pagine dei quotidiani, proiettando il mondo Milan in un’altra dimensione. Non richiesta, non necessaria. Inutile.
Perché proprio ora? Il tempismo questa volta è diventato un vero tabù. Ma questa volta il limite è probabilmente rimasto alle spalle: il bene dei rossoneri prima di tutti. Così non è stato fatto, con il confronto che ha preso piede cancellando – o sbiadendo – l’unico obiettivo in vista: la gara contro la Juventus. Anche perché, a onor del vero, le tematiche affrontate restano questioni delicate e che mettono a nudo una fragilità ben nascosta di questo Milan. Motivi economici, un passato che non tornerà più, una gestione del numero uno in casa Milan non troppo apprezzata dai giocatori. Cose non da poco conto, s’intende.
Dimostrazioni. La somma di tutto ciò? Il carattere di Ibrahimovic ancora una volta sovrasta il sistema, mentre la fragilità caratteriale di Gazidis necessita di spalle larghe per un sostegno necessario. Un’ulteriore dimostrazione: serve una rivoluzione. Sotto tutti i punti di vista, ora più che mai.