Lo scandalo legato al Calcioscommesse ha sconvolto interamente il mondo del pallone, sempre più stretto nella morsa tra il predicare bene, dire no ai buu razzisti e si all’inclusione sociale a parole, e il razzolare male. In questo contesto si inserisce il Milan, formazione che negli ultimi tempi si è distinta soprattutto per la sua pratica volta alla riduzione dei costi, al contenimento del debito, all’apportare comunque un’immagine di economia sostenibile.

E se parliamo di economia sostenibile, in qualche modo parliamo anche di etica: quella che sta mancando enormemente in questo momento storico a tutti quanti, si chiamino Fagioli, Tonali o Vattelappesca. Perché il male oscuro del lato umano è presente in tutti noi, qualsiasi sia la squadra per cui tifiamo o lo sportivo per il quale parteggiamo.

Non si salva nessuno

E da questa nebulosa immagine che sta attraversando il mondo del pallone non si salva nessuno, nemmeno il Milan. Perché se è vero che comunque non ci sono ad oggi capi di imputazione su nessun giocatore rossonero, è altrettanto vero che il diavolo fa parte di questo movimento. Un movimento che non sta bene, un movimento nel quale l’etica sembra essere stata riposta in un cassetto in funzione di una voglia spasmodica di guadagnare il già tanto denaro che ci circola attorno.

No, lo scandalo calcioscommesse ha travolto tutti, anche il Milan. È arrivato il momento che tutti quanti, a partire dai tifosi, si rendano conto di quanto è marcio il mondo del calcio. E la colpa è di tutti noi, che gli diamo un’importanza che forse è fin troppo eccessiva, visto che la mancanza di etica non è di certo il viatico ideale per una disciplina che dovrebbe puntare all’inclusione sociale ed essere un punto di riferimento per i giovani.