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Stella Rossa-Milan, i ricordi di Sacchi: “Successe di tutto, ma passammo il turno meritatamente”

L’ex allenatore rossonero Arrigo Sacchi, durante l’intervista rilasciata all’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, ha parlato dello scontro tra Stella Rossa e Milan del novembre 1988, valido per gli ottavi di finale di Coppa dei Campioni: “In casa avevamo ottenuto un brutto risultato, avevamo pareggiato uno a uno. Il giorno successivo, a Milanello, un giocatore disse che eravamo già fuori. Allora, mi inventai che mi aveva chiamato Berlusconi per dirmi che non aveva speso 100 miliardi di lire per finire eliminati”.

Sulla gara di ritorno: “Dopo quasi un’ora di gioco, sul Marakana calò una gran nebbia, non si scorgeva nulla. Non ci rendevamo conto di cosa stesse accadendo a pochi metri dalla panchina. Non vedemmo il loro gol. Quando la partita venne stata sospesa, ma non ancora rinviata, al rientro negli spogliatoi trovammo Virdis vestito di tutto punto, che ci disse di essere stato espulso”.

Sul momento che stava attraversando quel Milan: “Non eravamo brillanti in quel periodo, ma dovevamo giocarci lo stesso il tutto per tutto. Dopo la prima gara rinviata, non avevamo nemmeno Ancelotti, ammonito da diffidato. Allora decidemmo di far venire Gullit, in riabilitazione, dall’Olanda. Ruud arrivò con l’aereo privato con il suo fisioterapista Troost, che ci disse che avrebbe potuto giocare almeno per tempo. Lo portai in panchina. Tra i titolari schierai Mannari, esordiente in Coppa, a 18 anni e mezzo. Allora le rose dei club non erano come le attuali, ne avevi 16 di base, più i tre portieri e i ragazzini. Alla vigilia parlai al gruppo, dissi che si sarebbe vista la nostra classe, si sarebbe visto il carattere di chi è travolto da un camion, ma sa rialzarsi”.

Sull’arbitraggio: “Erano ore di tensione. Un giornalista mi disse di avere visto i dirigenti della Stella Rossa insieme a quattro o cinque ragazze e alla terna arbitrale”.

Sul replay: “Quando andammo a fare un piccola seduta di risveglio atletico, sentimmo botti fortissimi a bordo campo. I ragazzi restarono scossi, gli spari venivano da una folla di ultrà della Stella Rossa. Poi scoprimmo che c’era di mezzo il comandante delle Tigri, Arkan. Ai tempi, io andavo al poligono, avevo orecchio per le esplosioni. Dissi ai ragazzi che si trattava di mortaretti, ma sapevo che non era così. Galliani ci mise in guardia e ci disse che allo stadio avrebbero aperto tutte le porte”.

Sull’esito del match di ripetizione: “Andammo benissimo. Eravamo concentrati e dominammo. Segnammo con la palla dentro di un metro e venti, ma l’arbitro non diede il gol. All’intervallo presi per il colletto il direttore di gara. Al gol di Van Basten, i nostri avversari risposero con Stojkovic in contropiede, ma noi eravamo una squadra vera. Subimmo tante angherie, Donadoni dovette andare all’ospedale. Roberto fu salvato dal dottor Monti. Vincemmo ai rigori. Finita la corrida, il sindaco di Belgrado e il presidente della Stella Rossa salirono sul nostro pullman per complimentarsi, ci dissero che avremmo vinto la Coppa. Eravamo solo agli ottavi, ma quella qualificazione fu un segnale. Superammo il turno meritatamente”.

Arrigo Sacchi – MilanPress, robe dell’altro diavolo

 

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