Diciamoci la verità: siamo stanchi. Siamo stanchi di assistere sempre allo stesso deprimente spettacolo, stanchi di dover annotare gli stessi errori, stanchi di dover sentire le stesse giustificazioni, stanchi di sorbirci gli “addetti ai lavori” che ci ammoniscono di non criticare Tizio e Caio perché Tizio e Caio sono bravissimi (d’altronde lo dicono loro, gli esperti). Diciamoci la verità: questo Milan è un disastro. E non facciamo lo stesso errore di pochi mesi fa, quando la foglia di fico chiamata Champions League cercava di coprire tutto il marcio che si nascondeva dietro, marcio affiorato inevitabilmente con una semifinale europea oscena e un quinto posto sul campo.
L’illusione di Milan-Psg
Sì perché così come nella scorsa stagione il cammino europeo era stato utilizzato come alibi per un campionato mediocre (dimenticandosi che i buoi erano scappati a gennaio, ben prima della ripresa della Champions) e come robusta credenziale per la conferma di Pioli, anche la sbornia di Milan-Psg e un eventuale passaggio del turno quest’anno rischiano di annebbiare i giudizi. Così non deve essere, perché non bastano un paio di buone prestazioni in campo europeo – dove per forza di cose la soglia di motivazione, attenzione e determinazione schizza alle stelle – ad assolvere una squadra disastrosa tatticamente, psicologicamente e fisicamente.
Tattica, testa, fisico: a questo Milan manca tutto
A Lecce è andato in scena l’ennesimo capitolo del Pioli Horror Show 2023, una compilation che si arricchisce ahinoi di settimana in settimana. Una squadra lunga e sfilacciata persino con due gol di vantaggio, sprecona – ma molto spesso due gol di vantaggio possono bastare per vincere, soprattutto contro un avversario enormemente inferiore -, pronta a sciogliersi al primo episodio sfavorevole. Una squadra frantumata in mille pezzi da infortuni muscolari a non finire senza che nessuno capisca il perché e soprattutto se ne prenda la responsabilità. Una squadra guidata da un allenatore ormai affogato nel mare di confusione e scelte cervellotiche di chi vuole improvvisare arditi guardiolismi che non gli appartengono.
Ibrahimovic, la nuova foglia di fico
Una squadra costruita per vincere – ma è davvero così, padron Gerry? – ma che il 12 di novembre è costretta a guardarsi le spalle per non perdere almeno il quarto posto – forse il vero obiettivo, presidente Scaroni? – e vede allontanarsi il duo di testa salutando l’unico trofeo alla portata. Una squadra disastrosa nella comunicazione, con Pioli sempre pronto a snocciolare un frasario irritante a ogni conferenza pre e post partita e che dopo quattro anni di emergenza infortuni fa spallucce senza saper spiegare come e perché, con dirigenti impegnati in dichiarazioni fumose su stadi, bilanci, vaghi obiettivi sportivi e infiniti corteggiamenti a Ibrahimovic, già identificato come salvatore della patria. Un’altra foglia di fico da piazzare al momento giusto. Non caschiamoci. Non stavolta.
