Sempre più vicina la ripresa del calcio giocato, col suo corredo di polemiche e tensioni delle quali non avevano sentito la mancanza. Ci vorrà un po’ ma torneremo a pensare ai gol fatti, quelli subiti, alla classifica e agli obiettivi stagionali. Qualora non si fosse ripartiti il Milan sarebbe stato certamente fuori dall’Europa. Ora che tuttavia si riparte, si riaprono anche i possibili scenari di qualificazione.

Il primo, più veloce e più in salita, passa dalla Coppa Italia, dalla semifinale di ritorno da giocarsi contro la Juventus a Torino. La prima partita post covid, quella con le maggiori incognite tecniche e fisiche, ma anche con la certezza dell’assenza per squalifica Theo, Ibra e Castillejo. Ci sarà poi il campionato dove è presumibile che ci si giocherà il posto con Napoli, Parma e Verona, in questa calda, pressante ed insolita corsa per l’Europa.

Rimane il dilemma che purtroppo si ripresenta puntuale nelle ultime annate, ovvero, vale la pena davvero correre per qualificarsi all’Europa League? Da un lato il ritorno alle competizioni continentali consentirebbe di generare qualche entrata dall’UEFA e magari dando più appeal per qualche nuovo sponsor. Dall’altro lato giocare un’altra coppa toglie gioco forza energie per il campionato e per poter pensare di conquistare il quarto posto, partecipando a tre competizioni, c’è bisogno di una rosa ampia.

Non c’è una ricetta per tornare ad alti livelli. Serve strategia, investimenti e continuità tecnica. In questi ultimi anni non abbiamo visto nulla di tutto questo. Ricreare un respiro europeo per una società come il Milan è una necessità. Serve attitudine e la si crea frequentando certe atmosfere. Come si fa altrimenti a farsi trovare pronti per la Champions League un domani?