Il centrocampista del Milan, Tommaso Pobega, è stato protagonista di una lunga intervista per Starcasinò Sport. Queste le dichiarazioni di Pobega: “Io il giocatore numero 1001 della storia del Milan? Non lo sapevo, ma è una cosa carina. Questi aneddoti numerici sono belli. Cercherò di fare il meglio possibile. Quando mi dissero che sarei andato al Milan fu una notizia bellissima: i miei volevano tenermi un po’ all’oscuro finché non c’era qualcosa di concreto per non crearmi false aspettative. Ma quando poi l’ho saputo è stato un sì immediato: mia mamma era un po’ spaventata di mandarmi a quattro ore di distanza, ma io l’ho sempre presa come una sfida ed ho trovato un ambiente magnifico“.
Pobega prosegue: “C’è un legame tra Trieste ed il Milan, e io giocavo insieme al fratello di Petagna e guardavo lui che aveva fatto tutte le giovanili. Ho sempre giocato da centrocampista perchè correvo da tutte le parti. Da piccolo avevo Schweinsteiger come idolo perchè cercavo di immedesimarmi. Quando sono arrivato al Milan ero un po’ spaventato, appena arrivato andammo a Pinzolo per il ritiro. Il mio primo allenatore fu Bortuzzo, che ha fatto la storia del Settore Giovanile del Milan. Conciliare studio e sport? Tanto lo devo ai miei genitori che mi hanno dato dei valori forti, mettendo lo studio come un tassello importantissimo. All’inizio non volevo deluderli, poi è diventata un’ambizione mia di completare gli studi. La tesi su Fondazione Milan perchè mi piace che le società non siano solo numeri e bilanci, ed il Milan è un esempio forte di questo, di quello che riesce a fare per i suoi tifosi”.
Ancora Pobega: “Se ho mai temuto che il Milan non mi richiamasse più dai prestiti? Mentirei se dicessi di no, ma è sempre stato un percorso molto chiaro con la società. Mi dicevano di andare e crescere per poi tornare, e io l’ho sempre vissuta come un’occasione di crescere e migliorare, che ho sempre condiviso. Arrivare in Prima Squadra? Conoscevo l’organizzazione e tutto ciò che deve fare un giocatore per competere al massimo in tante competizioni. Ho ritrovato un gruppo di staff e compagni di altissimo livello che ti mette nelle migliori condizioni possibili. Le aspettative sono alte, ovvio, ma ci sono tutte le condizioni giuste per raggiungerle. Il gol contro la Roma me lo sono goduto di più, perchè quello contro la Dinamo Zagabria fu un concentrato di emozioni, non mi ricordavo niente. A fine partita nelle interviste mi chiesero di descrivere l’azione del gol e io non me la ricordavo. Contro la Roma avevo più consapevolezza, e quando ho visto la Curva in delirio è stato bellissimo“.
Pobega continua: “Sicuramente devo migliorare nella precisione delle scelte, nella pulizia dei passaggi. Penso di essere un giocatore molto generoso, che in campo dà tutto sia in fase difensiva che offensiva per aiutare i compagni. Ho avuto la fortuna di avere allenatori che mi hanno arricchito sotto tanti punti di vista: con Italiano allo Spezia è stato il primo anno in Serie A, ho lavorato tanto a livello tecnico; con Juric al Torino è stato un lavoro molto intenso a livello fisico; Pioli è diverso da loro, ma mi sta aiutando tanto nel cercare sempre l’aspetto dove migliorare, l’obiettivo quotidiano o settimanale“.
Pobega conclude: “Siamo una squadra che non molla, che ha lottato anche in partite difficili. Ci siamo uniti cercando di spingere verso un obiettivo, in Champions ci siamo fermati in semifinale ed è stato un peccato ma comunque un percorso bellissimo. Nelle serate di Champions a San Siro c’è un clima veramente magico. Portare la seconda stella al Milan? Sarebbe un sogno”.