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Pioli: “Ecco la giornata tipo a Milanello. Preferisco un allenamento in meno ma fatto bene, concedo sempre un giorno libero”

Stefano Pioli ha concesso una lunga intervista alla rivista Il Nuovo Calcio. L’allenatore del Milan ha raccontato alcuni segreti di Milanello, il rapporto con i calciatori ed il modo di approcciare alla – tanto discussa – professione di tecnico.

Il mestiere di allenatore deriva dalla passione con cui affronti ogni giorno il campo, dalla curiosità che ti porta ad aggiornarti, a vedere tante cose. Sono vent’anni che alleno squadre, se penso come lavoravamo allora con il mio staff… ci sono stati cambiamenti su qualsiasi aspetto, sulla parte tecnico-tattica, sulla preparazione fisica, sulla comunicazione, sul rapporto coi giocatori, i giocatori stessi sono completamente differenti, anche da me come calciatore. Adesso sono preparatissimi, chiedono molto, pretendono tanto, a volte anche troppo, in termini di conoscenze. 

Il ruolo è rimasto identico. L’allenatore deve gestire una squadra e prepararla al meglio. Sono cambiate invece le modalità e le priorità. Anche le mie conoscenze sono diverse, ora sicuramente molto più profonde. Adesso, mi concentro su due aspetti: rapporto coi giocatori e strategia di gara. Parlare con continuità con i ragazzi, quotidianamente, è troppo importante, mi porta via molto tempo ed energie. Però è determinante conoscerli a fondo. Questo è il mio primo focus. Per quanto concerne la settimana di allenamento, viene pianificata e gestita con lo staff. Sappiamo bene visto il tempo che siamo insieme dove e come incastrare le nostre cose, i nostri lavori tattici, la strategia sulla partita. 

Ho completamente modificato la maniera di lavorare sul campo. Adesso, giochiamo e basta. Sempre undici contro undici. Sempre. Variamo gli spazi, più stretti, più lunghi, niente interventi per reparti, li ho cancellati. Introduciamo qualche regola, qualche vincolo, ma non tutte le volte. Credo che allenarsi undici contro undici sia la cosa migliore, quella che dà conoscenze più utili ai giocatori. Alla fine, la domenica cosa facciamo? Giochiamo. Giochiamo undici contro undici. Li abituo a questo. Niente spazio di metà campo ad esempio, non mi piace

La giornata tipo a Milanello comincia dalla colazione obbligatoria insieme, un’ora prima dell’inizio tutti nello spogliatoio, attivazione individuale secondo piani personalizzati, coi preparatori o da soli. Compresa la prevenzione. Prima di entrare in campo i ragazzi svolgono una parte aerobica sul tapis roulant, quindi si esce e via. Riscaldamento tecnico? Quasi mai. Gli aspetti legati alle gestualità col pallone, come detto, li facciamo prima o dopo la sessione, quasi sempre dopo, a dire il vero. Considerate comunque che di settimane standard da sette giorni durante la stagione ce ne sono pochissime. Le prime tre dell’anno, ad esempio, ma già dopo la prima sosta per le nazionali abbiamo 7 partite in 21 giorni. Abbiamo fatto bene in preparazione e in questo periodo, siamo partiti presto, rosa quasi completa, lo sapevamo… volevamo un inizio del genere.

Mi soffermo meno sulla partita disputata, la guardo ci mancherebbe, osservo le cose negative e positive, ma ci concentriamo sul futuro. Non c’è tempo, anche perché la gara successiva sarà completamente differente: nuovi avversari, nuove situazioni ambientali, nuove posizioni. Noi abbiamo i nostri principi, insistiamo su questo, studiamo gli avversari, ma dare nell’immediato troppa attenzione a quello che è già successo non giova molto. Ogni 25 giorni comunque per noi, come staff, c’è una sosta. E mi vengono presentati dal nostro gruppo di lavoro video e dati, dati report per capire le tendenze della squadra, fase difensiva, fase offensiva… e in questo contesto facciamo un riesame di quanto compiuto

Terzini dentro il campo? Dalla preparazione dei miei colleghi italiani. Dalla soluzione di giocare uomo su uomo di diversi avversari, soluzione che ti obbliga a trovare contromosse. Se affrontiamo squadre che lavorano a uomo, devi pensare a come creare loro difficoltà, in caso contrario non ti resta che vincere tutti gli uno contro uno. La prima volta che l’abbiamo fatto è stata contro l’Atalanta, abbiamo usato Calabria e Theo molto ‘dentro’ per portare via i loro esterni. È chiaro che prendo spunto anche da quello che fanno in campo internazionale. Guardiola ha adottato spesso questa soluzione. L’importante per me è che i giocatori sappiano cosa devono fare. Siano contenti di farlo. E abbiano le caratteristiche giuste, Calabria nasce mezzala. Se avessi esterni bassi di sola corsa, farei altro probabilmente. I giocatori vanno messi dentro un’organizzazione, dentro a dei principi, a dei concetti… che ti permettono di avere un determinato equilibrio. Dopo che è nata l’idea, si usano i video, si va sul campo e quando percepisci che la sentono loro… è fatta

Quando posso, concedo volentieri un day-off. È apprezzatissimo, non perché i ragazzi non fanno niente, ma perché recuperano e tornano ad allenarsi con una voglia diversa. Preferisco un allenamento in meno, ma quello dopo fatto al massimo, che due mezze sedute al risparmio. Vi faccio una domanda: qual è il campionato dove tutti dicono ci siano più corsa e ritmi sempre alti?

Sì, e lo sapete anche voi che è una prassi dare un giorno di riposo più o meno a metà settimana, appunto il cosiddetto day-off! E questo non incide sulle prestazioni. Certo, c’è una cultura diversa dalla nostra. A proposito, dimenticavo: ho ‘cancellato’ anche le doppie sedute. Avere una squadra poco reattiva il giorno successivo mi serve a poco“.

Milan: Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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