Sarà capitato anche a voi da piccoli di avventurarvi in dubbie alchimie mischiando diverse bibite per creare nuovi intrugli dal dubbio gusto. Innocenti giochi da bambini che come unico effetto collaterale avevano quello di lasciare un pessimo sapore in bocca e nulla più. Gli esperimenti però possono diventare pericolosi quando dal gioco si passa a qualcosa di più serio, ad esempio dover gestire una squadra di calcio. E Stefano Pioli, a cui quest’estate toccava il non semplicissimo compito di plasmare un nuovo Milan, sembra non riuscire a liberarsi dell’abito di alchimista che tanto sembra piacergli.

Ma questo che Milan è?

L’amara vittoria di Newcastle ha tristemente archiviato la Champions League rossonera, rimandando Calabria e compagni alla meno nobile Europa League. Da adesso fino a febbraio, quando riprenderanno le competizioni europee, Pioli potrà concentrarsi esclusivamente sul campionato e tentare di fare ciò che in questi cinque mesi non gli è riuscito: dare un’identità a questa squadra. Sì perché arrivati a dicembre il Milan sembra ancora un cantiere, con tanti troppi punti interrogativi. E non si tratta soltanto dei singoli calciatori, ma di questioni puramente tattiche.

La tremenda confusione di Pioli

Alzi la mano chi, arrivati al 16 dicembre, sappia dire quale sia effettivamente il centrocampo titolare del Milan 2023-24. Si era partiti dal trio Reijnders-Krunic-Loftus-Cheek, poi infortuni e colpi di “genio” di Pioli hanno rivoltato il reparto come un calzino. Prima Adli a fare da regista, poi Musah da mezz’ala, anzi no da vertice basso, poi il ritorno a una specie di 4-2-3-1, poi ancora Krunic, poi messo ai margini. Un delirio che sembra aver fatto male soprattutto al povero Yunus Musah, che in neanche mezza stagione ha cambiato almeno quattro ruoli ritrovandosi persino a fare il terzino destro o l’esterno alto.

Le scellerate “guardiolate” di Pioli

Steso un velo pietoso sul 4-4-2 “storto” proposto contro l’Udinese, con il povero Leao a fare da centrocampista e Giroud sul centrodestra per fare spazio a Jovic centravanti, l’ultima dubbia idea dell’allenatore rossonero arriva dall’allenamento di rifinitura pre-Monza: un 3-4-3 con la difesa composta da Tomori, il rientrante Kjaer e… Tommaso Pobega. L’ex Spezia e Torino è stato provato come braccetto di destra, un coniglio dal cilindro di cui avremmo fatto volentieri a meno. Dopo mesi di precarietà e incostanza sarebbe ora di badare al concreto e alla semplicità, lasciando da parte guardiolismi azzardati che fino ad ora si sono sempre rivelati dei clamorosi fiaschi.