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Ha senso parlare di gerarchie nel calcio moderno? Per tornare a stupire serve coraggio

Mandato in archivio il derby in termini di impegno psico-fisico, resta inevitabilmente l’analisi della partita e del momento. Da troppe settimane il Milan sta correndo male e soprattutto approccia spesso in modo leggero, compromettendo in modo significativo gare che richiedono, specie in questa fase della stagione, tutt’altre partenze. E’ naturale ci siano aspetti atletici, mentali e tattici che evolvono durante l’annata e forse plasmarsi da un mese all’altro è una caratteristica propria del calcio moderno.

Nel frullatore del 20/21 vince o comunque fa meglio chi si adatta. E’ diventato uno sport ancora più fluido di quanto già non fosse in precedenza e dopo le ultime prestazioni a maggior ragione, viene spontaneo pensare che ogni ruolo debba subire modifiche o turnover. Non c’è ragione di pensare a inamovibili o titolarissimi e dunque ben vengano cambi e adattamenti. Talvolta le scelte potrebbero apparire coraggiose, impopolari o inusuali, ma è altrettanto vero che questo Diavolo è arrivato a questa inaspettata classifica anche grazie a modi di pensare calcio diversi dai dogmi canonici italiani.

La tendenza del giorno è dar contro Kjaer e ancor di più a Romagnoli. A posteriori facile pensare che Tomori potesse fare meglio e per carità, forse non rappresenterebbe nemmeno un’idea peregrina. Ma il problema resta una fase difensiva non più aggressiva e compatta come prima, pertanto il lavoro dei due centrali risulta più complicato. In linea di massima se si vuole prendere le punte avversarie nella loro metà campo, l’ex Chelsea è più adatto a farlo, quindi se si prepara il match così, sarebbe stato più coerente Tomori dal primo minuti.

Chiaro altresì però che sono i reparti a non esser corti e stretti come nel girone d’andata e anche in giocatore come Kessie pare esser spesso in ritardo. Il cambio di modulo invocato da alcuni addetti ai lavori non potrebbe comunque fare miracoli, perchè se manca compattezza non c’è schema che tenga. Piuttosto va ritrovata quell’umiltà, quella consapevolezza di essere ‘inferiori’, che fa tirar fuori quel qualcosa in più in grado di ribaltare i valori. Altrimenti non c’è ragione di pensare ad obiettivi diversi dallo scorso anno. Vanificare però una partenza così buona sarebbe davvero un peccato. Serve spregiudicatezza mentale più che tattica, e serve subito.

Milan: Stefano Pioli - Milanpress, robe dell'altro diavolo
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