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L’alba del giorno dopo, dal Paradiso all’Inferno: che effetto può avere la disfatta dell’Italia sui giocatori

Il giorno dopo è ancora più bello. Dicevamo così la scorsa estate quando eravamo freschi campioni d’Europa e ancora ripensavamo ai festeggiamenti per la grande impresa di Roberto Mancini e il suo gruppo. A distanza di pochi mesi però ci ritroviamo davanti ad un qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato. Il giorno dopo è ancora più brutto, diremmo così oggi, 25 marzo. La disfatta italiana che fa il pari con quella del 2017 che ci escluse dal Mondiale di Russia 2018, riecheggia nella mente di tutti. Un deja vu che si ripete a distanza di cinque anni e che ci priverà del secondo Campionato del Mondo consecutivo, questa volta da campioni d’Europa in carica. Per la prima volta nella storia della nostra Nazionale.

Un’Italia troppo brutta per essere vera quella scesa in campo ieri sera a Palermo contro la Macedonia del Nord. Poche idee, pochi gol. Un attacco sterile che non sa più come si segna. Un’Italia che non sa più come si vince. E che ancora una volta guarderà i Mondiali da casa. Tra qualche mese in Qatar gli Azzurri non ci saranno. Un lento fallimento partito proprio la sera di Wembley. Già perché da lì in poi, nelle occasioni importanti, l’Italia non c’è stata più. Due rigori sbagliati contro la Svizzera, un pareggio con la Bulgaria e l’Irlanda del Nord che hanno compromesso un girone fino a quel momento perfetto ed hanno costretto Mancini e i suoi a passare attraverso l’incognita playoff per guadagnarsi Qatar 2022.

Ed eccoci qui, all’indomani del punto più basso della storia recente dell’Italia (sì perché da campioni d’Europa in carica una Svezia 2.0 non puoi permettertela) a raccogliere i cocci di quello che resta di un gruppo che sembrava fenomenale ed invincibile solo pochi mesi fa. Un impatto emotivo che potrebbe pesare come un macigno sui giocatori protagonisti. Da Donnarumma, che in pochi giorni di eliminazioni scottanti ne ha vissute ben due sulla propria pelle, a Ciro Immobile che fa due su due tra 2017 e 2022. In casa Milan i giocatori prestati alla spedizione azzurra erano solo Florenzi e Tonali.

Il primo, titolare, ha giocato una buona partita compiendo anche un salvataggio miracoloso nel primo tempo. Il secondo, subentrato al 75′, ha cercato di coprire le inadempienze di un Barella scarico e sottotono come si era visto nelle ultime settimane in campionato. Già perché adesso c’è il rush finale in Serie A, con il rischio che le scorie della Macedonia possano rimarcarsi sulla testa dei giocatori. Dodici anni (forse) senza Mondiali sono troppi, intere generazioni – anche calcistiche – private di quella cosa a cui si aspira sin dal primo calcio al pallone. Ripartire. Dal Paradiso all’Inferno in pochi mesi. Dall’Inferno al Paradiso in poco tempo (si spera). Per provare a rialzarsi. Anzi, a ri-destarsi.

Gianluigi Donnarumma con la maglia della Nazionale
Gianluigi Donnarumma con la maglia della Nazionale – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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