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Papin: “Il Milan è un mito. In questa squadra c’è una filosofia speciale, che tu devi non soltanto capire, ma imparare”

L’ex attaccante del Milan Jean-Pierre Papin ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Milan TV, parlando di vari argomenti. Queste le sue dichiarazioni: “Ho avuto la fortuna di giocare la Champions per otto anni. Devo dire che è la competizione più bella che esiste. Il mio mestiere era fare gol. La cosa più importante, in tutte le squadre per cui ho giocato, era fare il massimo di gol, perché era importante per noi. Il Milan è un mito. È una squadra nella storia della Champions League ed anche dell’Europa intera, è stata una delle più belle squadre che ha vinto il massimo dei trofei. Quando sono arrivato io al Milan, il mio sogno massimo era di vincere la Champions League. Perché io l’avevo già persa con il Marsiglia, in Italia, a Bari. Quando sono arrivato in questa squadra, l’unico trofeo che mi mancava era quello: troppo importante quando sei un calciatore“.

Papin prosegue: “L’avevo visto due anni prima, in televisione, quando aveva giocato la finale a Barcellona contro lo Steaua Bucarest ed aveva vinto 4-0. Quando vidi questa partita, mi dissi che sarebbe stato perfetto se anche io, un giorno, avessi potuto giocare con questa squadra. Al Milan sono entrato piano piano, perché quando sono arrivato c’era ancora Marco van Basten che giocava ancora, nonostante già avesse qualche problema alla caviglia. Lui era il titolare, questo non si discuteva neanche un po’. Poi Marco si è infortunato, sono arrivato io, ho fatto delle cose belle perché avevo la fiducia dell’allenatore e della squadra. Quindi era tutto più facile per me. La cosa che mi faceva veramente battere il cuore era giocare con van Basten. Purtroppo ho giocato non abbastanza, perché Marco si è infortunato ed è rimasto fuori, credo, otto mesi. Otto mesi in cui non giochi più è veramente difficile“.

Ancora Papin: “Porto-Milan di Champions League 1992-1993? Il ricordo è che abbiamo avuto una partita difficilissima, perché quel Porto lì, giocando a Porto, era veramente terribile. Però ho quel gol sempre in testa perché per me era uno dei gol più belli che ho fatto con il Milan. Il mio gol? Quando facevo quel tipo di gol, non pensavo a niente. Pensavo solo a segnare. In allenamento li facevo sempre, tutti i giorni provavo delle cose del genere. Poi, quando arrivò questa palla se mi ricordo bene, fu Alessandro Costacurta a mandare questa palla lunga, che trovò la testa di Marco Simone, che la rimise davanti l’area. Ed io mi ricordo che gridai a Ruud Gullit di lasciarla: lui la lasciò, arrivai io e feci gol. È un ricordo bellissimo perché tre punti in questa partita erano l’ideale. Tanti mi hanno mandato quel gol di Porto su Facebook: li ringrazio, prima. Ma credo di aver lasciato qualcosa al Milan e sono contento di questo“.

Papin conclude: “Mi sono divertito a guardare la prima partita contro il Liverpool, perché non meritava il Liverpool di vincere 3-2. Però il Liverpool è il Liverpool. In questo momento è una delle squadre più forti della Champions. E poi il rimpianto è soprattutto per quella partita contro l’Atlético Madrid, dove tu vinci 1-0 e poi perdi anche questa partita. Il calcio è duro: quando perdi questo tipo di partite, puoi avere tanti, tanti rimpianti. In questa squadra c’è una filosofia speciale, che tu devi non soltanto capire, ma imparare. Io vedo Theo Hernández, che è arrivato in Nazionale, ha fatto un gol bellissimo. Ma poi nel comportamento del giocatore, da quello che ho visto due anni prima, è cambiato molto. Questa è la filosofia del Milan che fa la differenza. Noi in Francia lavoriamo bene con i giovani e quando arrivano in questo tipo di squadra sono capaci di giocare il miglior calcio possibile. Quello è importante per noi. Quando porti questa maglia, l’unica possibilità è solo vincere. Sono 85mila persone a San Siro che sognano che il Milan vinca sempre. Non ho mai dimenticato questa società, che è una delle più grandi società in Europa: è stato un privilegio per me giocare per questa squadra“.

Jean Pierre Papin

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