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MP Q&A – Albertini: “Il rinnovo di Calha? Il Milan non deve rompere gli equilibri. Tra i miei 50 campioni manca Ganz. Su Maldini e Boban…”

Protagonista di una diretta sul nostro profilo Instagram (@milanpress.it), è stato quest’oggi l’ex centrocampista Demetrio Albertini. Praticamente una vita in rossonero per lui, che – tra giovanili e prima squadra – ha trascorso al Milan ben diciassette anni di carriera. Tanti i temi trattati dal nostro ospite, sul Milan del passato e quello del presente.

Sul suo libro, che parla di tanti campioni che hanno vestito il rossonero: “E’ un dispiacere lasciarne fuori qualcuno. Non ho fatto una classifica, ma ho messo quelli più funzionali a diverse situazioni. Come idea avrei messo dentro Maurizio Ganz, nell’annata scudetto del ’99 ha segnato momenti chiave. Penso anche ad Eranio, Lentini, Brocchi, Roberto Baggio: avrebbero tutti meritato di esserci, ma per esigenze editoriali non ho potuto. Magari ne faccio un altro, ma è impegnativo“.

Sul segreto del “suo” Milan: “Il Milan è stata la mia prima squadra e, anche solo per sei mesi a fine carriera, ho conosciuto la filosofia del Barcellona e i due club sono accomunati dallo stile. Al Milan c’era educazione, eleganza, ma anche lo stile del gioco offensivo. Per un gruppo vincente servono tre componenti: lealtà, rispetto e condivisione. La nostra fortuna fu quella di avere tanti calciatori cresciuti nel settore giovanile, che quindi tendevano ad anteporre il bene del gruppo a quello personale. Anche i rinnovi dei contratti rimanevano una questione privata, trent’anni fa non c’era questa mediaticità“.

Sul Milan attuale: “Si stanno vedendo risultati, il Milan per tanti anni è stato un cantiere in ricostruzione. Un po’ per i passaggi di proprietà ed un po’ per i tanti cambiamenti, ad inizio di ogni stagione si riiniziava da zero. Quest’anno abbiamo un allenatore che ha fatto bene ed ha potuto proseguire il suo lavoro e portare avanti il suo stile di gioco. I giocatori iniziano a conoscere pregi e difetti di indossare la maglia rossonera. San Siro vuoto fa impressione, ci sono tante difficoltà, ma adesso i calciatori sanno cosa vuol dire giocare per il Milan. Il club sta costruendo il presente, ma anche il futuro“.

Sul gol contro il Monaco che valse la finale di Atene ’94: “Non ho fatto tantissimi gol per quanto ho giocato, ma li ho fatti belli. A quello sono particolarmente legato perchè il Monaco era una grandissima squadra, era una partita secca a San Siro ed eravamo in dieci. Capita una punizione al limite dell’area e normalmente le battevano quelli forti: invece la fecero battere a me ed uscii un tiro perfetto ed un gol di grande importanza“.

Sulla doppietta contro il Barcellona nel 2000: “Fu magica. Tra l’altro i bluagrana mi hanno sempre portato bene, perchè in carriera non ho mai perso contro di loro. Nè in amichevole, nè in Champions nè in Liga quando giocavo con l’Atletico. In quella partita mi riusciva tutto, ricordo anche due-tre tunnel, che non erano certo la mia specialità“.

Sul momento decisivo dello scudetto del ’99: “Milan-Sampdoria, siamo sul 2-2: gli ultimi dieci minuti capita un’azione per loro con Montella ed un altro da soli davanti ad Abbiati, ma non segnano. Andiamo in attacco, calcio d’angolo battuto da Ambrosini, avete mai visto Massimo battere un calcio piazzato? Loro sbagliano a saltare, Ganz tira, deviazione e gol. Forse quello fu il segno del destino“.

Su Tonali: “E’ stato un grande acquisto, talento giovane e italiano e sono contento lo abbia preso il Milan perchè credo molto nel senso di appartenenza. E’ molto valido, ha delle qualità per diventare un grande calciatore ma sta subendo due situazioni: la prima che la squadra sta andando bene e quindi suoi compagni di reparto meritano di giocare. La seconda che quando gioca deve metterci più personalità, è quello che mi piacerebbe vedere da lui. Sono sicuro che farà molto bene al Milan“.

Sul rinnovo di Calhanoglu: “E’ un mercato strano e che si evolve rapidamente. Nel nostro Milan c’erano tetti massimi dettati dai campioni e bisognava rimanere in quei parametri. Bisogna capire che intenzioni ha il Milan con Calhanoglu. Vale come Ibra o Donnarumma? Più di Romagnoli, che è capitano? Perchè se no, rompi gli equilibri. Ora ha trovato la continuità che prima non aveva, mi sta piacendo tanto“.

Su Theo Hernandez e Leao: “Theo lo abbiamo conosciuto, è arrivato spavaldo ed ha fatto conoscere le sue qualità. Ora si è un po’ “italianizzato”, cerca di stare un po’ più in posizione, fa qualche discesa in meno, speriamo non perda la verve di attaccante aggiunto. Leao? Nelle grandi squadre hai bisogno di continuità, oltre che di talento: il grande calciatore deve dare qualcosa tutte le domeniche, non una si ed una no“.

Sull’assenza di Pioli nelle prossime partite causa Covid: “Credo che sarà in contatto con i suoi collaboratori, ma è vero che l’allenatore bravo ha quel sentore dal campo che dalla televisione non puoi percepire. Spetterà molto al senso di responsabilità dei calciatori, non dovranno sentirsi “liberi” di far qualcosa di diverso“.

Su un suo eventuale futuro del Milan: “Sono quindici anni che faccio il dirigente e tutti desiderano entrare in club del genere, ma mi risulta difficile rispondere. Sarebbe un sogno, ma non è quello che sto ricercando oggi. Tra poco inizio il corso da direttore sportivo“.

Su Maldini: “Bisogna valutarlo al di là dei risultati della squadra. All’inizio era evidente non avesse esperienza, ma tutti sanno quello che ti può dare uno come Paolo. Imparerà giorno dopo giorno perchè è una persona curiosa e che ha voglia di imparare“.

Sull’addio di Boban: “Non lo so se si è pentito, non l’ho sentito, ma non credo. Immagino l’abbia ponderata bene ed abbia deciso così perchè non gli piacevano delle situazioni. Non conosco i motivi reali, li abbiamo letti sui giornali, ma conoscendolo non è uno che si pente delle cose che fa“.

Demetrio Albertini - Milanpress, robe dell’altro diavolo
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