Siamo giunti al finale di stagione. Purtroppo per il Milan le aspettative alte dell’estate scorsa non sono state rispettate, e a fine aprile rimane solo l’obiettivo del consolidamento del secondo posto. Non è un trofeo, ma effettivamente può portarne uno: la Supercoppa Italia in versione Final Four non si può mancare per due stagioni consecutive. Con le sole partite rimanenti tra Juventus, Genoa, Cagliari, Torino e Salernitana, Stefano Pioli potrà concedere spazio a qualche giocatore venuto meno nei mesi cruciali.
Il primo nome che viene in mente è quello di Filippo Terracciano, mal giudicato dai tifosi rossoneri per il rigore causato all’ultimo secondo in Milan-Bologna 2-2. Il tecnico dovrà fare di necessità virtù, in quanto le botte da orbi nel derby (gioco di parole forse evitabile) hanno portato a dover smontare ben tre quarti di difesa utilizzata la scorsa giornata. E quindi in direzione Allianz Stadium saliranno sul pullman Florenzi, Thiaw, Gabbia e l’ex terzino destro dell’Hellas Verona, appunto. Attenzione al possibile spostamento arretrato di Yunus Musah, che chiuderebbe lo spazio al giovane italiano.
Nessuna pressione. Il numero 38 ha bisogno di tempo, come hanno avuto bisogno Adli e Thiaw per fare due nomi. In vista del rinnovo non certo di Davide Calabria (in discussione l’adeguamento salariale, non il suo posto in squadra), Filippo può diventarne il degno erede. Dovrà sfruttare il minutaggio che verrà concesso in queste ultime cinque partite perché il Diavolo crede in lui: il suo acquisto non è stato un caso, ma gettarlo in mezzo alla confusione, si sa, sarebbe stata una bocciatura certa da parte del popolo.
Come cita lo stesso Terracciano in un post Instagram: “Pazienza“. La menziona il diretto interessato e la menziona il leader dello spogliatoio Rafael Leao, uno che non le manda a dire quando deve difendere i suoi compagni di squadra. In fondo, Filippo il suo posto l’ha trovato: ha insistito lui per arrivare al Milan nonostante la concorrenza italiana nel mercato di gennaio. È che, forse, dieci minuti tra Bologna e Lecce e trenta minuti con l’Atalanta nella disastrosa eliminazione in Coppa Italia di gennaio non sono stati abbastanza per mostrare le qualità tecniche. Ecco, ci vuole…”pazienza“.
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