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Milan, basta illusioni. Non è tempo di top player

Icardi, Werner, Tonali, David Silva, Mertens. Sono solo alcuni tra i tanti nomi dei top player che sono stati accostati al Milan nelle ultime settimane. Profili importanti, grandi calciatori che portano con sé speranze e sogni, ma che al momento non possono essere nemmeno inseriti in una trattativa che riguardi l’attuale Milan. Le linee guida per capire come saranno articolate le prossime campagne acquisti dei rossoneri sono da ricercare negli ultimi mercati. Da Bennacer, a Leao, da Theo Hernandez a Rebic ed Ibrahimovic. Sono questi i profili accostabili ai rossoneri anche nel prossimo futuro. Costo del cartellino contenuto, giovani di belle speranze che non sono ancora esplosi, ma che possono rivelarsi degli ottimi investimenti per il futuro, ingaggi ridotti o, come nel caso di Zlatan Ibrahimovic,  campioni arrivati all’epilogo della propria carriera che non hanno grande mercato tra i top club e che magari scelgono il Milan invece che andare a svernare in Asia o in qualche altro campionato di medio-basso livello. Negli ultimi anni, infondo, è sempre stato così e, tolte le eccezioni Gonzalo Higuain e Leonardo Bonucci ai quali sono stati assicurati ingaggi faraonici e progetti di rinascita, il Milan non è più stato in grado di portare veri top player a Milanello. I motivi per cui i tifosi rossoneri non possono e non devono più illudersi sono essenzialmente due.

I top player vogliono lottare per vincere e fare la Champions

Il motivo principale per cui il Milan non può permettersi di ambire all’acquisto o all’ingaggio di un campione, ambito anche da altri top club, è certamente da ricercare nell’attuale dimensione nazionale ed internazionale del club. Quella nazionale vede i rossoneri da tempo lontani dalle posizioni di vertice con una qualificazione Champions che manca dal lontano 2012-2013, quando i ragazzi di Mister Allegri conquistarono il terzo posto e una lotta per lo scudetto che manca dalla stagione precedente, quando sempre con il tecnico livornese il Milan dovette accontentarsi del secondo posto dietro alla Juventus. L’unica stagione in cui il Diavolo è andato vicino a qualificarsi per l’Europa che conta è stata la scorsa, quando con Gennaro Gattuso il Milan si fermò al quinto posto ad un solo punto dal terzo condiviso da Atalanta e Inter. Poi il Fondo Elliott ha deciso di cambiare ancora, sia allenatore che staff tecnico e dirigenziale ed i tifosi rossoneri sono tornati a guardare la Champions come un miraggio. Va da sé che con un livello così mediocre raggiunto negli ultimi anni in Italia, il prestigio e valore internazionale non è pervenuto ed il Diavolo resta poco attraente per calciatori importanti che sono al culmine della propria carriera.

Tetto ingaggi e fair play finanziario. Altre barriere anti top player

Un altro motivo fondamentale per cui il Milan non può al momento sperare di attrarre veri top player in rampa di lancio è quello legato alla situazione finanziaria del club. Dopo la gestione scellerata negli ultimi anni berlusconiani, gli sfarzi economici e finanziari della gestione cinese con a capo Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli e gli sforzi fatti senza ottenere risultati con gli acquisti di Higuain, Piatek e Paquetà, sotto l’attuale proprietà, il Milan ha progressivamente perso valore economico, accumulato debiti e finito sotto il mirino del fair play finanziario e dell’Uefa che lo ha già costretto a rinunciare alla partecipazione all’Europa League nella scorsa stagione. Un recente studio di KPMG ha portato alla luce un dato alquanto preoccupante: il Milan è l’unico club, tra le migliori 32 d’Europa, ad aver visto diminuire il proprio valore negli ultimi quattro anni e ha accumulato una perdita record che tocca 442 milioni. Un cane che si morde la coda, quindi, con risultati sportivi che non arrivano, investimenti e scelte fallimentari e perdite economiche sempre più consistenti. Il Fondo Elliott sembra quindi voler seguire un progetto più a medio lungo termine, chiudendo i rubinetti e basandosi sulla costruzione di un nuovo stadio e l’acquisto di soli giovani con ingaggi contenuti. Non sappiamo dove porterà questa politica, ma sappiamo che per ora non è e non sarà tempo di top player.

 

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