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Milan U15, Bertuzzo: “Bisogna far capire ai ragazzi che il focus non è vincere o perdere. Ho visto tanti…”

Il tecnico del Milan U15 Roberto Bertuzzo, fresco Campione d’Italia, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Gazzetta.it per raccontare l’avventura dei giovani rossoneri. Ecco le sue parole.

Ho la fortuna di conoscere questa categoria da anni e posso dire che la difficoltà maggiore è a inizio stagione, quando occorre far capire ai ragazzi che entrano in una categoria del tutto differente rispetto alle precedenti. È la prima categoria dell’attività agonistica, ci sono trasferte impegnative, loro sono in piena fase di maturazione. Bisogna fargli capire che si tratta di un anno fondamentale per la loro crescita, dove il focus non è vincere o perdere. Quanto meno, non solo. In altre parole, subentrano componenti caratteriali che fino a quel momento non sono mai state stimolate“.

Sul punto di vista dei suoi ragazzi: “Vincere un campionato regala certezze a livello di gruppo, riparti con basi che gli altri non hanno. Sai che ce l’hai fatta perché hai osservato comportamenti virtuosi dentro e fuori dal campo. Cose che esulano dai discorsi tecnico”.

Sui settori giovanili e le critiche che vengono fatte al sistema: “Discorso complesso, posso parlare per la mia esperienza: sono 27 anni che lavoro nel Milan e quindi ho visto parecchie cose, compresi diversi passaggi di proprietà, e posso dire che qui c’è sempre stato un occhio di riguardo per il vivaio. Puntare il dito su tutto il sistema mi pare limitante“.

La parola più importante: “Equilibrio verso il ragazzo. Equilibrio da declinare sotto tutti gli aspetti, pratici e mentali“.

Sull’accompagnamento all’età adulta dei giocatori con più talento: “Su questo non ho mai avuto dubbi: occorre fare in modo che si esprimano in campo sempre e in qualsiasi contesto. Nel momento in cui vengono rinchiusi in qualche situazione che va a discapito del singolo per inquadrarlo in una tattica di squadra, si sbaglia. Ovviamente non ci dev’essere anarchia in campo, servono linee guida chiare. Ma il giocatore deve venire prima di tutto, a chi ha talento deve essere data la possibilità di esprimerloCapita che ci siano ragazzi che perdono il contatto con la realtà: occorre dialogo, tanto dialogo fin da piccoli sul fatto che il solo talento non basta per arrivare ad alti livelli. C’è da soffrire sempre e comunque, occorre imparare a buttare giù i bocconi amari“.

Sui giocatori da lui osservati in prima persona: “Se devo proprio fare dei nomi, non posso non partire da Davide Astori, che ho avuto proprio in questa categoria. Era un ragazzino serio, grande lavoratore, con valori importanti dati dalla famiglia. E poi Cristante, Petagna, si vedeva già in questa fascia d’età chi era avanti agli altri per carattere e motivazioni. Una sorpresa, e il merito è soprattutto suo, devo dire che è stato Calabria. Da giovane ha avuto qualche momento complicato ma non ha mai mollato nulla e ora è il capitano della prima squadra. Un esempio per tutti i ragazzi“.

Sulla relazione con i genitori dei ragazzi: “Sotto l’aspetto tecnico non ho mai parlato con un genitore. Chi ha provato a coinvolgermi sotto questo aspetto, non ha trovato terreno fertile. Quando è successo, è stato per discorsi di tipo comportamentale e psicologico“.

Se abbia mai fatto un pensiero di una prima squadra: “Direi di no. Sono cresciuto a Como, dove il settore giovanile era fondamentale, e mi sono sempre sentito di lavorare coi ragazzi. È una vocazione a tutti gli effetti. E poi, quando succedono certe cose, tutto acquista un senso ancora maggiore. Quando fai questo lavoro e ricevi le chiamate di Maldini, Massara e Pioli che ti fanno i complimenti, e quando hai una società che ti supporta come il Milan, non puoi non fare bene. Al di là dei risultati“.

Roberto Bertuzzo Under-15
Roberto Bertuzzo Under-15 – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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