HomeNewsLa "talpa" del Milan nell'inchiesta sulla proprietà: ecco di chi si tratta....

La “talpa” del Milan nell’inchiesta sulla proprietà: ecco di chi si tratta. E l’indagine FIGC…

Il Corriere della Sera odierno svela un grande retroscena circa l’indagine che la Procura di Milano ha aperto su Giorgio Furlani e Ivan Gazidis (ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza), attuale ed ex amministratore delegato del Milan, circa la reale proprietà del club rossonero.

Secondo il quotidiano, l’uomo ad aver avanzato i dubbi sul tema sarebbe il direttore amministrativo rossonero Aldo Savi, il quale aveva dichiarato la problematica quando è stato convocato nelle scorse settimane dagli inquirenti. L’uomo avrebbe riportato la personale impressione che nel club pesasse ancora la forte influenza del Fondo Elliott sulla gestione quotidiana. Il tutto è nato a causa di un documento interno: una presentazione dell’attuale assetto societario preparata dalla dirigenza rossonera per i colloqui a fine 2023 con investitori del mondo arabo. Questa bozza era stata inviata da una manager di RedBird (Elizabeth Owen) proprio a Savi che l’ha interpretata come riportato poc’anzi.

Savi, scrive il Corriere, era entrato nel club nel 2018 come consulente Blue Skye ed è stato assunto l’anno successivo dal Milan, rimanendo anche dopo la frattura con la società lussemburghese. Si tratta del braccio destro del direttore finanziario Stefano Cocirio e del direttore commerciale Roberto Masi.

Il quotidiano la Repubblica odierno si focalizza invece sull’aspetto sportivo della vicenda. La FIGC ha sentito Giorgio Furlani nelle scorse settimane: “Il 99,8% del capitale del Milan è controllato da Red Bird, non c’è alcuna discrepanza rispetto a quanto dichiarato in Italia e quanto invece detto alla Sec, l’organo di controllo americano. E non c’è alcun socio occulto“, ha detto l’ad rossonero. Qualora l’accusa della Procura di Milano trovasse conferma, il club violerebbe l’articolo 32 comma 5 del Codice di Giustizia Sportiva sugli obblighi di comunicazione, ma ci sarebbe anche la possibilità di illecito amministrativo (articolo 31 comma 1) e la violazione dell’articolo 4 su “lealtà, correttezza e probità”. Tutto ciò potrebbe portare anche ad una penalizzazione in classifica.

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