Roma-Milan è ormai archiviata da due giorni, ma non si placano le polemiche da parte dei giallorossi che addebitano la sconfitta principalmente non per demeriti propri ma per colpa dell’arbitro Maresca. Una spiegazione della sconfitta, oltre che semplicistica, che non rispecchia minimamente l’andamento della partita e la prestazione della squadra di Mourinho. Il tecnico portoghese ha cercato di mascherare una prestazione sottotono della sua squadra con la sua dialettica che lo contraddistingue. Hanno fatto seguito anche le parole del Ds Thiago Pinto che ha ripetuto il concetto di “rispetto”.
Il silenzio del Milan non diventi un pretesto
Hanno parlato allenatore e dirigenti della Roma mentre in casa Milan, come di consuetudine, non si commentano gli episodi arbitrali. Una scelta di stile e classe che cozza con la strategia dei club italiani, che puntano sulla lamentela per avere un presunto credito con la classe arbitrale. Il silenzio della società però rischia di diventare un segno di debolezza agli occhi della classe arbitrale che non può pensare di poter sbagliare senza avere conseguenze contro il Milan. Perchè la sospensione per due partite di Maresca non arriva di certo per il mancato fischio su Krunic che innesca l’espulsione di Theo Hernandez o sul mancato rosso a Veretout. Arriva per l’assegnazione del rigore al Milan, che nel giro di due giorni è diventato INVENTATO e quello CLAMOROSO non dato alla Roma nel finale. Questo è il messaggio che sta passando dopo una partita che fino al 60′ aveva un solo padrone. Distorcere la realtà non è ammissibile e la società dovrebbe valutare se intervenire per difendere la propria posizione nelle opportune sedi. A maggior ragione dopo 11 giornate che vede il Milan primo in classifica a braccetto con il Napoli. Tutelarsi per non mostrarsi deboli è un diritto che forse molti tifosi apprezzerebbero anche dopo gli episodi in Champions League. Che il silenzio non diventi alla lunga sintomo di debolezza perchè il Milan merita il rispetto che una squadra prima in classifica, con merito, deve ricevere.