Durante il talk show in seconda serata di Sky, al Club condotto da Caressa, un po’ tutti gli ospiti hanno convenuto sul fatto che dietro a questi due anni di vertice del Milan, pur senza trofei, vi siano motivazioni strutturali che hanno favorito quest’ascesa.
Nello specifico, il giornalista e scrittore Bucciantini, andando un po’ a ritroso, quasi alle origini di queste conformazione di organigramma, ha sottolineato l’importanza che ebbe lo strappo di Boban durante i primi mesi di Pioli.
Boban, il sacrificio per il bene comune
Per Zvone quella presa di posizione pubblica significò interrompere bruscamente i rapporti col club, ma allo stesso tempo sollevò almeno due tematiche interne, che riprese oggi, fanno comprendere meglio la portata: la prima questione era legata al fatto che vi dovessero essere giocatori di esperienza da affiancare ai giovani; la seconda era strettamente legata alla permanenza di Pioli sulla panchina rossonera.
Il valore di ciò che hanno fatto Ibra e Kjær è sotto gli occhi di tutto, soprattutto lo scorso anno. Allo stesso modo potremmo leggere ciò che sta portando Giroud quest’anno giusto per un altro nome che Elliott forse prima non avrebbe messo sotto contratto.
Pioli infine, al netto di tutto quel che si può riconoscere alla rosa e il suo potenziale, è chiaramente il cardine di tutto ed è stato singolare ricordarsi oggi di chi l’ha difeso in tempi non sospetti ed ora non sta vedendo riconosciuto per questo alcun merito.
Boban come Clint Eastwood in Gran Torino ha affermato Bucciantini per la precisione domenica sera al Club. Una sorta di sacrificio per il bene della società e la sua crescita tecnica. Ancora zero trofei, ma un’ambizione ritrovata.