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Milan, dietro la logica (senza senso) dei rigori per merito e per fortuna

Gli episodi arbitrali sono parte integrante di quello che chiamiamo calcio. Sebbene il direttore di gara possa avere studiato, possa avere esperienze, in campo entrano in gioco dinamiche che possono causare l’imprecisione. La pressione di uno stadio pieno, la stanchezza degli ultimi minuti di una partita, la mancata concentrazione massima nelle prime battute o nei momenti apparentemente morti, le lamentele dei giocatori, degli allenatori… insomma potremmo andare avanti all’infinito probabilmente. Ma qui non si tratta di fare gli avvocati del diavolo (non quello rossonero), bensì di analizzare OGGETTIVAMENTE quello che accade sul terreno di gioco.

Tutto il resto sono chiacchiere da bar, che vanno lasciate in quei luoghi, quando di professione si fa dell’altro. Nonostante questa premessa, c’è la tendenza a renderle pubbliche, dando fiato a chi vede della malafede in tutto. È il caso del Milan, che è stato favorito, ma allo stesso anche sfavorito da determinate decisioni arbitrali nel corso di questo inizio di campionato. Il tutto senza mai una parola fuori posto, in pieno stile rossonero.

I rigori a favore e sfavore del Milan, l’analisi

  • Milan-Bologna (2-0), arbitro La Penna: al 50′ calcio di punizione per sgambetto di Orsolini su Bennacer (nessuna protesta felsinea), punizione trasformata in penalty dopo check VAR;
  • Crotone-Milan (0-2), arbitro Pairetto: al 45′ calcio di rigore per sgambetto di Marrone su Rebic (proteste su un possibile controllo col braccio, ma è petto). Dopo check VAR, rigore confermato;
  • Inter-Milan (1-2), arbitro Mariani: all’11’ calcio di rigore per scivolata di Kolarov su Ibrahimovic (nessuna protesta interista se non per un possibile fuorigioco dello svedese che non c’è);
  • Milan-Roma (3-3), arbitro Giacomelli: al 77′ calcio di rigore per presunto contatto tra Mancini e Calhanoglu in area. Proteste giallorosse giustificate, il contatto è lieve e non ci sono gli estremi per il penalty. La decisione appare come una compensazione al rigore inesistente dato alla Roma al 71′;
  • Udinese-Milan (1-2), arbitro Di Bello: al 46′ calcio di rigore per i friulani per un contatto in area tra Romagnoli e Pussetto. Il difensore rossonero tocca il pallone e poi anche l’attaccante: seppur solare, il penalty è la decisione corretta;
  • Milan-Verona (2-2), arbitro Guida: al 64′ calcio di rigore per i rossoneri, calcio di Lovato sul polpaccio di Kessie (timide proteste). Il penalty verrà poi sbagliato. Ne manca uno, sempre per i rossoneri, al 75′: traversa di Ibrahimovic, sulla respinta l’entrata di Tameze su Leao è fallosa;
  • Milan-Fiorentina (2-0), arbitro Abisso: al 27′ calcio di rigore per i rossoneri, intervento in ritardo di Pezzella al momento del tiro di Saelemaekers (timide proteste). Al 40′ punito il braccio di Caceres sul corpo Theo Hernandez in area di rigore. Penalty solare che poteva essere non dato (Kessie sbaglia dal dischetto);
  • Sampdoria-Milan (1-2), arbitro Calvarese: al 45′ palla morbida di Tonali per Hernandez che salta per prenderla di testa, Jankto intercetta con una mano in volo (proteste blucerchiate). Rigore inevitabile secondo regolamento, braccio alto ed in posizione innaturale, non conta che il giocatore non stesse guardando (come per Calabria in Milan-Juventus, semifinale d’andata di Coppa Italia 2019-2020). Manca un rigore alla Sampdoria per un gomito alto di Romagnoli su Damsgaard al 70′;
  • Milan-Lazio (3-2), arbitro Di Bello: al 17′ calcio di rigore per i rossoneri, poiché Patric entra in ritardo su Rebic dopo il tiro del croato. Non conta che abbia già tirato, intervento imprudente. Al 25′ il direttore di gara è richiamato al VAR per un pestone involontario di Kalulu su Correa sugli sviluppi di corner: dubbi sul fatto che possa essere “un chiaro ed evidente errore”. In termini di regolamento il contatto c’è ed è punibile, ma il VAR non è chiaro se potesse intervenire;
  • Benevento-Milan (0-2), arbitro Pasqua: al 12′ Rebic anticipa Tuia in impostazione e c’è un body check, rigore netto ed indiscutibile (pochissime proteste). Un minuto prima contatto in area rossonera tra Diaz e Caprari, il rigore poteva starci perché lo spagnolo ostacola il giallorosso;
  • Milan-Torino (2-0), arbitro Maresca: al 32′ contatto in area granata tra Diaz e Belotti, lo spagnolo, già in volo, viene ostacolato dal Gallo. Penalty giusto. Al 51′ tolto un rigore al Torino perché è Verdi a calciare la gamba di Tonali. Entrambe le decisioni prese dopo on field review.

Il rigore è una questione di merito o di fortuna?

Una domanda retorica, abbastanza ingenua se possibile. Quando una squadra gioca un calcio propositivo come il Milan, non c’è da scandalizzarsi se ci sono degli episodi del genere. La pericolosità non va misurata con il totale dei minuti che il pallone passa in area avversaria (abbiamo sentito anche queste in questi giorni). La pericolosità è data dalla mole di gioco prodotta a livello offensivo, che non per forza si deve tramutare nell’occupazione per tanto tempo dell’area di rigore. Basta poco, basta un contropiede stile Leao-Ibrahimovic nel derby, basta una ripartenza di Theo Hernandez stile Spezia, bastano le invenzioni di Hauge e Rebic per Castillejo contro la Sampdoria.

I punti sono due: mancata attenzione ai particolari delle difese avversarie, i contatti in area non sono dettagli superflui; la capacità rossonera di essere incisivi negli ultimi 16,5m. Stop. Non si tratta di fare discorsi sul merito e sulla fortuna. Altrimenti basterebbe essere un pelo meno maliziosi e parlare di “merito del gioco offensivo o di scelte arbitrali discutibili”. A questo nuovo sondaggio o quesito, che dir si voglia, abbiamo appena risposto, con dei fatti.

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