Partiamo da una premessa: chi scrive ieri sera era a San Siro, e alla fine del primo tempo di Milan-Verona non avrebbe scommesso un solo euro sulla possibilità che il Milan potesse ribaltare la partita. Quella vista tra le 20.50 e le 21.35 circa sembrava, infatti, una di quelle classiche partite in cui tutto va storto, quelle – per intenderci – che fino ad un paio di anni fa si ripetevano non di rado in una stagione rossonera. Sotto di due gol contro una squadra che non concedeva nulla, un rigore grottesco assegnato contro, un Milan che sembrava con la testa altrove ed una panchina nella quale, accanto all’ottimo Tonali, c’erano “solo” i rientranti Krunic ed Ibrahimovic e il desaparecido Castillejo. “Chi la può ribaltare questa partita?” Era il pensiero dominante, ma ancora una volta i ragazzi di Pioli – trascinati dai 40 mila di San Siro – hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, segnano tre gol in meno di venti minuti e vanno a vincerla proprio con il contributo decisivo dei subentrati.
Milan, la parola Scudetto è stata sdoganata
La gioia esplosa al triplice fischio è proseguita poi sui social, dove tra i tifosi comincia a serpeggiare con sempre maggiore insistenza la parole meno pronunciata del calcio italiano: quella “Scudetto” che ormai è stata sdoganata anche dagli stessi calciatori rossoneri, evidentemente consapevoli delle proprie forza e della qualità, ma anche e soprattutto della capacità di non mollare veramente, ma veramente mai. Del resto, l’Inter di Inzaghi non è la stessa di quella di Conte e le altre big sembrano meno solide dei rossoneri. Certo, il Napoli di Spalletti è ancora in testa a punteggio pieno, ma se anche le terze linee rossonere cominciano a diventare decisive (vedasi Maldini a La Spezia o Castillejo ieri) sognare è lecito.
Ma Pioli vuole volare basso
Come altrettanto lecito è lo gettare abbondante acqua sul fuoco da parte di mister Stefano Pioli, che – come fatto più volte nel corso di queste settimane – a fine gara ha voluto giustamente tenere tutti con i piedi per terra. Inequivocabili le parole del tecnico parmense: “Il campionato è lungo e le avversarie sono fortissime. Vogliamo lottare fino alla fine, ma noi dobbiamo pensare in piccolo“. Insomma, le due anime di un Milan da record (eguagliati punti dopo otto giornate degli Invincibili di Capello ’92/’93), che ora si tuffa sulla Champions, con l’obiettivo di riaprire il discorso qualificazione. Missione difficile dopo gli zero punti nelle prime due: ma come porre limiti a questa squadra?