Pobega e il Milan di Cardinale, di Elliott, di Yonghong Li (chi?) e di Berlusconi. La storia recente ci ha dimostrato che, su tutte, una legge regna sovrana anche nel mondo del calcio: quando l’azienda sta bene, la squadra sta bene. E vince. A parte il cinese farlocco che ha poi dato sfogo all’approdo del fondo Elliott al timone del club e i primi anni di tumultuosa gestione dello stesso fondo americano, il resto è chiaro e limpido. E da Cardinale a Berlusconi, c’è un file rouge fatto di necessità economiche e di belle scoperte: il giovane italiano, oggi rappresentato da Tommaso Pobega.
Pobega trequartista come Kessie, giovane italiano che costa però molto meno
L’ultima trovata di quel pazzo e geniale allenatore che risponde al nome di Stefano Pioli è stato inserire contro la Juventus (non proprio una gara semplice…) l’ex Torino e scuola calcio Milan nell’inedito ruolo di trequartista, un po’ alla Kessie diciamo, quando Pioli lo avanzò sulla trequarti. Risultato finale: Pobega promosso nel nuovo ruolo, seppur magari con qualche sbavatura e una continuità di rendimento non eccelsa. Ma il ragazzo ha qualità, carisma… «cazzimma» insomma, o «palle» vedete voi, la sostanza è quella.
Pobega trequartista, gioisce anche Silvio Berlusconi
E per chi ha memoria abbastanza lunga, si ricorderà il mantra di Silvio Berlusconi nei suoi ultimi anni di presidenza del Milan: «Voglio una squadra fatta di giovani italiani». Certo, a lui la fortuna non arrise proprio, ma lentamente in questo gruppo sono stati inseriti giovani interessanti: da Donnarumma a Calabria, da Gabbia a Colombo e, ora, Pobega. Che si è fatto la sua gavetta, tra Ternana, Pordenone, Spezia e Torino, per tornare poi al Milan e guadagnarsi anche la nazionale. Lui che aveva già giocato nel Torino con Juric da trequartista e che, contro la Juventus, ha costretto alla panchina un certo De Ketelaere, costato molto di più di lui.
La sua storia è quella da raccontare ai bambini
La sua è la classica storia da raccontare ai bambini: partito dai campetti del San Luigi, un paesino in provincia di Trieste, è diventato poi un pupillo di Rino Gattuso, che ha plasmato quel biondino promettente facendolo diventare un giocatore vero. E che oggi, a 23 anni, sta vivendo la prima esperienza in una big. Con la felicità di mamma, papà e anche di quel Berlusconi che, indirettamente, un segnale l’aveva lanciato a suo tempo. Chissà cosa ne penserà l’attuale dirigenza.