Non è più il Milan di Pioli. Una frase forte, ma impattante. Con questa frase si riassumono tutti gli errori o – più comunemente chiamati – scelte sbagliate che il tecnico rossonero ha fatto in questi due anni dopo aver conquistato lo scudetto. Un cambiamento radicale che ha portato a delle scelte che spesso si sono rivelate poco azzeccate e, peccando forse un po’ troppo di presunzione, che non si è provato a correggere facendo un passo indietro.
Tra le tante note negative della trasferta da horror a Monza, la più stonata è forse quella arrivata nel momento migliore. Sì, perché il più grave degli errori a Monza il Milan lo commette dal minuto 88 al minuto 90, ovvero dal gol del 2-2 di Pulisic a quello del 3-2 di Bondo. Un errore di valutazione che però rispecchia appieno quello che è il Milan da un anno, o forse più, a questa parte. Un Milan che non cambia mai il proprio modo di giocare. Un Milan che affronta tutti gli avversari allo stesso modo. Un Milan non più camaleontico come lo era un tempo.
Un Milan che non sembra essere più il Milan di Stefano Pioli.
Quel Milan che ci aveva abituato a fare di necessità virtù. Quel Milan che cambiava in base alla partita. Quel Milan che si abbassava se l’avversario lo richiedeva e si alzava quando era il momento di alzarsi. Uno stile di gioco che forse non ti dà un’impronta fissa ma che lavorandoci sopra ti porta lontano (vedi stagione 2021-22). Oppure vedi la tripla sfida al Napoli di un anno fa. La mossa Bennacer manda in tilt la squadra che da lì a poco sarebbe diventata campione d’Italia che perisce sotto i colpi di Leao – forse l’ultimo vero Leao – e che per la prima volta si scopre, seppur in una stagione dominata, vulnerabile.
Far diventare vulnerabile il Napoli di Spalletti era impresa ardua, ma che il Milan di Pioli è riuscito a compiere facendo un’eccezione. Un’eccezione simile a quella di qualche mese prima quando, per sopperire ad un gennaio nefasto, il tecnico passa alla difesa a tre per avere più solidità ed in 180 minuti riesce ad arginare Harry Kane ed il Tottenham di Antonio Conte eliminandolo dalla Champions e conquistando i quarti.
I successi recenti più importanti il Milan li ha raggiunti proprio così. Facendo un passo indietro. Facendo un bagno di umiltà che spesso può servire. Non serve strafare, a volte ci si può anche apparentemente accontentare per arrivare più avanti all’obiettivo finale.
Tornando a Monza ed al pareggio di Pulisic forse si poteva ragionare meglio e considerare quel pareggio come una vittoria. Certo, non è proprio il massimo della mentalità vincente, e se hai la Juventus a portata di sorpasso bisogna azzannare ma come il Milan spesso ci ha insegnato, quel punto all’U-Power Stadium era come fare di necessità virtù. Una rimonta in dieci uomini arrivata allo scoccare dell’ultimo minuto, che avrebbe potuto aiutare anche dal punto di vista psicologico.
Non era una vittoria, ma neanche una sconfitta. Perché se anche è vero che fare un punto o farne zero cambia poco, tra perdere e non perdere ci sta tutta la differenza del mondo.
