Youssouf Fofana ha raccontato al quotidiano L’Equipe le caratteristiche che hanno elevato il suo gioco sul campo in questi anni al Monaco, portandolo a giocarsi l’Europeo con la nazionale francese. Il centrocampista è uno degli obiettivi del Milan per l’estate, ad un anno dalla scadenza del contratto con il club monegasco. Ecco le sue parole.
Sull’istinto: “Non lascio molto spazio all’istinto nel mio gioco. Sono uno di quei giocatori che vuole avere il controllo dall’inizio alla fine. L’istinto è più adatto ai giocatori d’attacco, dove c’è più margine di errore. Un attaccante può perdere cinque palloni in un tempo, quindi non possiamo commettere errori, ma per noi è tutta una questione di sicurezza. Certo, c’è anche un po’ di istinto“.
Sugli occhi: “Nella nostra zona, dobbiamo vedere avanti e anticipare i movimenti dei nostri avversari. Ho studiato un po’ di video per capire che in certe situazioni avevo tempo. E per non avere fretta o fare il passaggio troppo velocemente o per non giocare di prima intenzione troppo presto. Con questi tipi di video e un po’ di esperienza, posso gestire il mio posizionamento in campo, quando devo muovermi e quando devo fermarmi.
Sono ossessionato dal guardare avanti. All’inizio ci si riesce, ma con l’avanzare della partita diventa sempre più difficile mantenere la lucidità“.
Sulla bocca: “Parlo molto, ne ho bisogno. Quando rimango in silenzio, mi sembra di chiudermi in me stesso e di pensare troppo. Ma quando parlo, mi concentro. Parlare mi costringe anche a dare l’esempio. Una volta ero troppo competitivo, mi sono calmato e ho imparato a dire quello che penso. Un leader positivo è colui che tira su gli altri. Li sostiene incoraggiandoli, ma soprattutto non esagera, non parlando in continuazione. Ho la sensazione di poter essere un leader ovunque, a livello di club e di nazionale“.
Sul cervello: “È l’intelligenza del gioco. E per me l’intelligenza del gioco significa anticipazione. Anticipare i movimenti dei compagni. A centrocampo, per definizione, sei al centro di tutto, con i giocatori intorno a te. Il fatto che un passaggio arrivi sulla traiettoria del compagno non significa che sia un buon passaggio. Poi c’è il concetto di concentrazione. Più invecchio, più partite gioco, più mi concentro, meglio riesco a collocarmi nel tempo di una partita. Conoscere i punti forti e i punti deboli. In questa stagione ho fatto molti progressi in termini di concentrazione. A volte un giocatore commette errori di posizionamento o errori tecnici, ma per me sono stati più i cali di concentrazione a penalizzarmi. Se riesco a migliorare la mia concentrazione, li eliminerò e avrò molti meno errori“.
Sul corpo: “Lavoro sulle cosce, ma non in palestra, piuttosto sulle lunghe distanze: 25, 50, 75 metri. Faccio molto lavoro di prevenzione. Dopodiché, bisogna rendersi conto che per molto tempo sono stato fisicamente più debole dei giocatori della mia categoria. Ero fragile e un po’ lento. Ho adattato il mio gioco sviluppando diverse qualità: la visione di gioco, la qualità dei passaggi e il posizionamento. Man mano che il mio corpo si sviluppava, ho mantenuto quelle qualità, quello stile di gioco. Oggi non sono un giocatore fragile, ma nemmeno molto forte. Uso il mio corpo in un duello: non devo uscire perdente. Voglio essere definito un centrocampista completo. Un giocatore box-to-box”
Sui piedi: “Lo psicologo mi ha aiutato con il posizionamento del corpo, con la mia posizione rispetto alla superficie e alla posizione del portiere. Iniziavamo con il primo tocco, poi il posizionamento del corpo, quindi il tiro. Era tutta una visualizzazione. E poi la pratica. C’è stato un grande cambiamento fin dalla prima sessione. Mi diceva quando la palla era lì, in che posizione dovevi essere per poterla colpire. Mi ha detto: ‘Chiudi gli occhi e visualizza’. E quando visualizzi, inevitabilmente fai un controllo perfetto. È pulito. E poi lo fai davvero. E allora il controllo è liscio. L’immagine rimane. I gol non sono il mio lavoro, ma sono un vantaggio. Guardate gli assist e i gol nel calcio di oggi. La partita perfetta consiste nel creare occasioni, recuperare il possesso e giocare in avanti. Se non segno per dieci partite non significa che sono inutile in campo“.
